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Economia Def- Fitto (Direzione Italia), da noi proposte concrete per rilanciare la crescita del Paese

 

‘Contromanovra’ con linee guida per sostenere lo sviluppo, ridurre la spesa

pubblica e la pressione fiscale, puntando all’abbattimento del debito pubblico

 

di Antonio De Angelis

 

Il Def, il Documento di programmazione economica e finanziaria, appena trasmesso a Bruxelles alla Commissione europea, è stato criticato da più parti. Se la Corte dei Conti ha ammonito che “è essenziale che il nostro Paese mostri una ferma determinazione a ottenere una duratura riduzione del debito pubblico, garantendo il pieno rispetto dei vincoli costituzionali di equilibrio di bilancio introdotti nel 2012” a destare perplessità è il commento dell’Ufficio parlamentare di bilancio, il quale ha spiegato che “il quadro programmatico della politica di bilancio è sostanzialmente indefinito” e che “sarebbero necessarie misure correttive nette per 0,9 punti di Pil (15 miliardi) nel 2018 e 1,4 punti in ciascuno dei due anni successivi”.

Sulla questione è stata molto chiara la presa di posizione di Direzione Italia, che aveva diffuso un documento con le linee guida per una ‘contromanovra’ alternativa al Def 2017-2018 definito “totalmente inadeguato”.

“Il governo non comprende la situazione di fronte alla quale noi ci troviamo” ha affermato il leader di Direzione Italia, Raffaele Fitto, secondo cui bisogna puntare su “una politica importante e imponente di taglio della spesa pubblica, di aggressione del debito pubblico e di taglio delle tasse per cercare di rilanciare l’economia. Il governo, invece, ha deciso di procedere con soluzioni che non vanno nella direzione giusta”.

Nel piano presentato da Direzione Italia è indicato un taglio radicale di tasse, 40 miliardi in meno, un corrispondente taglio di spesa con una vera spending review, una strategia di aggressione alla montagna del debito pubblico. Nel dettaglio, si legge nel testo, abolizione Imu-Tasi sui beni immobili strumentali all’attività di impresa come capannoni, negozi e botteghe artigiane, uffici e studi professionali; dimezzamento dell’Irap in due anni e riduzione dell’aliquota Ires al 23%. Inoltre, sono previsti 10 miliardi di tasse in meno sul lavoro, attraverso una rimodulazione delle aliquote Irpef, per i consumatori e le famiglie Iva giù di 2 punti (al 20%) in 2 anni. E ancora, tagli alla spesa pubblica corrente: possibili fino a oltre 20 miliardi, con conseguente abbattimento del debito pubblico stimato in 5 mld.

Sulla crescita del nostro Paese, Fitto sostiene che “il problema è che cresciamo ultimi accanto alla Grecia e ciò significa che il nostro Paese si trova in una situazione drammatica, perché a salire sono la spesa pubblica e il debito. Sono dati oggettivi – prosegue – ai quali serve una risposta completamente alternativa e forte: un taglio imponente della spesa pubblica e della pressione fiscale. Quindi mi sembra ci sia grande improvvisazione e solo l’idea di tirare a campare per superare questo momento e andare avanti da qui alle prossime elezioni vivacchiando. Invece, ci sarebbe bisogno di una serie di misure in grado di poter realmente cambiare il corso dell’economia del nostro Paese”.

Ecco, conclude Fitto, “per quanto ci riguarda assumiamo degli impegni precisi e con la caratteristica che ci contaddistingue noi non critichiamo e basta, ma proponiamo. E le nostre sono sempre proposte concrete”.

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