Di Ruggero Alcanterini
ROMA, LE STRADE DEL MONDO E LA VIA DELLA SETA – Diciamo che le strade e Roma in questo momento soffrono di una assoluta distonia e per questo verrebbe voglia di stare a casa, salvo affrontare l’incognito algoritmo di buche e voragini, del quale beneficiano gommisti ed autofficine. Roma, che era famosa per le sue consolari e per le sue vie imperiali, oggi è costretta ad affidarsi a quel che passa il convento, senza rinunciare alla discussione, ma sostanzialmente subendo il pressing su quello che per antonomasia la rappresentava, il sistema viario più moderno ed esteso dell’antichità. Oggi, tra strade, autostrade, viadotti e ponti di fragile cemento “frappato” con l’asbesto, dall’anima rugginosa e dal molle guscio d’asfalto, l’alternativa potrebbe essere quella ferroviaria, aerea e interportuale, ma in una logica ben più che continentale, non soltanto europea, tessuta con quella mitica sostanza serica, che fu attrattiva tra Oriente e Occidente e definitivamente indicata dal Grande Marco Polo, la Via della Seta, che adesso ripropone in chiave futuribile la Cina del Presidente Xi Jinping. L’annuncio della sua seconda visita in Italia, dal 21 al 23 marzo, a Roma e in Sicilia, la natura dichiaratamente economica della missione ha allarmato Donald Trump, che vorrebbe avere la botte piena e la moglie ubriaca, impedendo alternative alla sua politica commerciale piena di spigoli, paletti e dazi in funzione USA. Diciamo che la posizione strategica al centro del Mare Nostrum, ci consentirebbe di ricevere non soltanto le ondate possibili e impossibili dei flussi migratori afroasiatici, peraltro determinati anche dalla disinvolta politica e dai devastanti interventi militari a “stelle e strisce”, che insistono in quell’area sin dall’inizio degli anni novanta. Diciamo che, soltanto attivando opportunità alternative all’arroganza americana e alla bulimia burocratica europea, possiamo sperare in un rilancio delle nostre valenze, fatte di qualità e stile, ingegno e creatività, risorse delle quali ancora per fortuna disponiamo e che qualcuno ci riconosce. A questo punto, ben venga da noi l’innovativo e rigenerativo tracciato della “Via della Seta”, come opportunità di una rinascenza non più rinviabile. Diversamente, l’alternativa rimarrebbe quella di altre vie, magari della plastica, che impesta terra e mare, del degrado e dei roghi alla diossina, del passaggio e quarantena per migranti dalla disperazione , della droga e delle mafie, piuttosto che delle buche e delle rinunce alle grandi, come alle piccole fondamentali opere, come ad esempio mettere su famiglia e generare futuro.