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Data privacy day: Toy Story 2 savato da un backup casalingo

Oggi il mondo celebra il Data Privacy Day. Cade il 28 gennaio e si tratta di un evento che si focalizza sullo sviluppo di strumenti, metodologie e best practice in grado di consentire agli internauti di difendere la privacy “dall’assalto” delle società specializzate in raccolta dati. Ma anche su soluzioni di recupero dati, come nel caso del backup. Il processo di recovery è uno dei cardini fondamentali sia in ambito professionale, che in quello privato. Dietro ad esso si celano grandi e piccole imprese digitali, ma pure molte curiosità. Una di queste, tra le più conosciute, investe il film della Pixar, Toy Story 2. Non tutti sanno che durante la lavorazione di questo film qualcuno ha accidentalmente cancellato tutto il film generando una situazione di panico nell’impero della Pixar. La soluzione del backup si è rivelata salvifica seppur del tutto fortuita.

Il 90% del film era stato cancellato dal comando parassita. Ma quello poteva non rappresentare un grosso problema perché, ovviamente, la Pixar esegue il backup dei suoi dati.

Nel 1998, il modo più comune per eseguire il backup di una serie di dati era su nastro, che è il sistema che Pixar stava usando. Sfortunatamente, questi backup non sono stati continuamente testati, come fa oggi la società (come da best practice universalmente consigliata). In genere, per assicurarsi che i backup siano positivi, devono essere utilizzati, secondo una pratica chiamata “backup live”.

Ed è qui che si sono verificati i problemi, perché i backup sono stati archiviati su un’unità nastro, e poiché i file hanno raggiunto dimensioni di 4 gigabyte la dimensione massima del file era stata superata.

Così quando già alla Pixar serpeggiava il panico e la disperazione, ecco l’improvvisa illuminazione. Galyn Susman, direttore tecnico supervisore del film che aveva da poco dato alla luce suo figlio, e dunque per un certo periodo aveva lavorato da casa da una potente workstation Silicon Graphics, per poter operare sul film mentre era fuori, aveva collegato la macchina alla rete locale e copiato l’intero albero dei file.

L’ultimo aggiornamento di backup che la sua workstation aveva effettuato era di un paio di settimane, per un contesto di dati comunque decisamente più positivo rispetto al disastro in corso alla Pixar. Lo step decisivo è stato il trasferimento della workstation di Galyn Susman presso la sede della Pixar per avviare il processo di riproduzione dei file. “Abbiamo lavorato da venerdì a lunedì mattina, senza interruzioni, con turni a rotazione con cibo e sacchi a pelo, con circa 10 o 12 di noi”, ricorda Susman.

Recentemente la società ha anche annunciato l’implementazione di una tecnologia di rilevamento dei malware di cryptomining nelle proprie soluzioni di protezione informatica.

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