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Crimini del “branco” L’eco del Litorale intervista l’avvocato Monica Nassisi

Aumentano le aggressioni del “branco” la scorsa settimana sul treno Nettuno Roma è stato ridotto in fin di vita un uomo del Bangladesh, due giorni fa un 45enne è stato aggredito da una decina di giovani al Borgo medievale di Nettuno. Ieri la morte del giovane Emanuele.

Avvocato Nassisi lei è da anni impegnata sui crimini sociali, dalla pedofilia, alla violenza sulle donne, bullismo: cosa ne pensa di questa ondata di aggressioni di gruppo verificatesi negli ultimi tempi?

La violenza di gruppo è un fenomeno che rischia di dilagare. Purtroppo assistiamo continuamente a tragedie, figlie del degrado sociale, dell’assenza di valori e soprattutto del venir meno della famiglia, come punto di riferimento essenziale per ogni individuo. Non c’è più rispetto per la persona, per la vita stessa. La violenza diventa così lo strumento per affermare il predominio sull’altro. Nel “branco”diventano poi violenti anche quei soggetti che, presi singolarmente, non sarebbero capaci di porre in essere condotte criminose.Solo negli ultimi giorni si sono susseguiti episodi di violenza inaudita. Ad Alatri un ragazzo è stato massacrato, fino alla morte, per futili motivi, da una decina di persone, nella piazza principale della cittadina.Non si può che provare sgomento al solo pensiero di come si possa privare un giovane ragazzo della vita, davanti a un gruppo di “spettatori”, rimasti indifferenti e inermi, nonostante la tragedia, che sicuramente poteva essere evitata. E’ di pochi giorni fa la notizia che a Giuliano un ragazzino di soli tredici anni sia stato vittima, per ben quattro anni, di inaudite violenze da parte di un gruppo di minorenni delinquenti. Anche in questo caso, chi ha visto si è voltato a guardare da un’altra parte e ha taciuto. Ieri a Trento un padre ha ammazzato i suoi figli, di 2 e 4 anni, probabilmente con un martello, e poi si è suicidato. A Rimini è stato ritrovato in una valigia il corpo di una donna, morta di stenti. La cronaca è ormai diventata un bollettino di guerra. Indubbiamente è necessaria un’opera di prevenzione ed educazione. Parimenti occorre il pugno duro anche in sede giudiziaria. Spesso la magistratura è troppo clemente con i carnefici. Non posso non pensare alla recente sentenza che ha assolto un presunto stupratore, perchè la donna violentata non ha urlato, ma si è limitata a dire “Basta”. Penso alle sentenze di condanna a soli 16 anni di detenzione per assassini che con ferocia hanno ucciso la donna a cui erano legati da una relazione sentimentale. Penso ai pedofili, lasciati spesso liberi di perpetrare i loro abusi. Viviamo in una società violenta, in cui l’impunità sembra farla da padrona. Ormai da anni sono in prima linea per combattere ogni forma di violenza, come Presidente dell’associazione “Legittima Difeda e come legale de “La Caramella Buona onlus” e dell’Assoziazione Nazionale Vittime di usura, estorsione e racket. Le vittime sono spesso lasciate sole dallo Stato. Spero che al buonismo e alla clemenza nei confronti di feroci delinquenti, si sostituisca la difesa reale ed effettiva dei più deboli, delle persone perbene.

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