Pulp Fiction è un film del 1994 diretto da Quentin Tarantino, con John Travolta, Uma Thurman, Bruce Willis e Tim Roth. È l’ultimo capitolo della cosiddetta “trilogia pulp” di Quentin Tarantino.
Il film si aggiudicò la Palma d’oro al festival di Cannes del 1994
Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al novantacinquesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al novantaquattresimo posto.
Il film è un intreccio di varie storie.
L’introduzione del film inizia all’Hawthorne Grill, una piccola caffetteria di Los Angeles, dove una giovane coppia di amanti, Zucchino e Coniglietta, stanno architettando il loro prossimo colpo e così decidono di rapinare proprio quello stesso locale.
il boss Marsellus Wallace va da Vincent Vega (John Travolta) e gli ordina di portare in giro sua moglie Mia (Uma Thurman). Quella sera stessa, Vincent si reca a prendere Mia, e insieme vanno al Jack Rabbit Slim’s, un centralissimo locale kitsch in tema anni cinquanta. A cena i due iniziano a conoscersi meglio, spaziando da argomenti banali a temi quasi filosofici. Quindi si fanno coinvolgere da una gara di twist scatenandosi sulle note di You Never Can Tell di Chuck Berry.
Mia Wallace (la moglie del boss) :
Tre pomodori camminano per la strada. Papa’ pomodoro, mamma pomodoro e il pomodorino. Il pomodorino cammina con aria svagata e papa’ pomodoro allora si arrabbia e va da lui, lo schiaccia e dice: ‘Fai il concentrato’
Vincent Vega (il killer per sbaglio)
Accidenti, è davvero buono questo frullato, non so se vale 5 dollari, ma cazzo è veramente buono!
Il Signor Wolf:
-Sono il Signor Wolf… Risolvo problemi.
Marcellus Wallace (il boss):
-Questa è una merdosissima realtà della vita, ma è una realtà della vita davanti alla quale il tuo culo deve essere realista.
Jules Winnfield (il killer predicatore)
-Figlio di puttana dobbiamo togliere la macchina dalla strada, gli sbirri tendono a notare cose tipo guidare una macchina inzuppata di sangue.
a cura di Danilo Tedone