Certo che sì, vi auguro e mi auguro proprio una domenica normale, come quelle di una volta, tanti giorni e pochi mesi fa, quando, dopo un propedeutico venerdì e un sabato di piena baldoria, ci si preparava recalcitranti al rientro in pista. Domani, care ragazze e ragazzi, sarà un altro giorno e non andremo via col vento, ma cominceremo a sbloccare lentamente gli ossidati ingranaggi di un vivere divenuto senza senso in quattro e quattr’otto. Qualcuno andrà addirittura a riaprire l’ufficio, altri si limiteranno a mettere il naso fuori dall’uscio, in attesa dei primi di maggio, ma… Ecco, c’è un ma che sistematicamente farà la sua comparsa a fronte di ogni nostra antica consolidata abitudine da ripristinare. Il risico, quel sostantivo che suggerisce di… “non cacciarsi nel fitto della mischia, a farsi ammaccar l’ossa, o a risicar qualcosa” …, credo proprio che dominerà e condizionerà i nostri comportamenti, posto che non possiamo ignorare il pericolo scampato, ma ancora in agguato. Adesso, occorre quindi considerare la ormai prossima riapertura formale alle attività non come un “tana liberi tutti!”, ma come un invito a lanciarsi per la prima volta con il paracadute. Il Coronavirus ci ha dato una bella stangata, ma anche una drastica resettata rispetto a molte modalità organizzative e abitudini di vita, che adesso appaiono sbagliate e irripetibili. Ci sarà meno sport sul video e molta più attività motoria in strada e nei parchi. Torneremo ad antiche sane passioni, come camminare, correre e pedalare. Molto dell’effimero andrà a farsi benedire e forse staremo più attenti ai nostri ed agli altrui comportamenti. Magari proveremo un diverso senso di appartenenza rispetto a chi insudicia, sversa, distrugge, attenta alla nostra qualità di convivenza. Ieri era il 25 aprile, Festa Nazionale, per me celebrativa di ogni forma di libertà a prescindere dagli orientamenti e dagli accanimenti ideologici, che finiscono per sciupare il clima festoso. Nell’occasione, ieri, il miglior interprete di questo senso di libertà nel rispetto degli altri è stato proprio il nostro Primo Cittadino, il Presidente Sergio Mattarella, che si è recato all’Altare della Patria in piena solitudine, testimoniando riconoscenza al sacrificio dei caduti di ieri e di oggi, sul fronte di un dovere assoluto per il bene comune. I caduti per COVID 19, i medici, i paramedici, gli uomini e le donne i servizio per la nostra sicurezza, le persone che si sono contagiate, i deceduti, le vittime del disastro socioeconomico che si è determinato nella nostra collettività, sono tutte alla pari da considerare. Questa circostanza, più di altre ci accomuna e ci motiva, ci unisce, senza per questo conformarci acriticamente alle scelte, che qualcuno pensa di dover fare per noi. Questi sono i momenti in cui le dichiarazioni degli affetti si miscelano con propositi e decisioni. Questi sono i momenti in cui si devono fare scelte senza l’ombra del dubbio e nel vero interesse del Paese.