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ARLECCHINO E I COLORI DELL’ITALIA – Editoriale del Direttore

Quel che impressiona, che lascia pensare è il luogo di nascita dell’Italico Arlecchino, nato appunto a Bergamo dalla fantasia di Alberto Naselli a metà del Cinquecento. Io ne ricordo l’interpretazione di Leonardo Petrillo, allievo di Ferruccio Soleri, con Alessandra Martinez, Colombina, al centro della Cerimonia d’apertura dei Campionati del Mondo di Atletica Leggera nel 1987 all’Olimpico. Io, in qualità di vice presidente del Comitato Organizzatore, ne ero il diretto responsabile e ben ricordo quale fosse la natura del messaggio affidato in Mondovisione. Adesso, Bergamo e l’Italia contrassegnata da diversi colori tornano ad essere di attualità, ma per un motivo assolutamente diverso e disperante. Si comincia a discutere sui diversi colori e sui dati che ne predeterminano l’attribuzione. Insomma non più l’Arlecchino servo di due, ma di una moltitudine di padroni, in una sorta di carosello algoritmico, tra dati epidemiologici, qualità e quantità delle strutture sanitarie rispetto a contagiati e malati, secondo il giuoco imprevedibile della politica e purtroppo prevedibile del Virus, rispetto ad una platea che non può che tornare impotente ad assistere allo spettacolo in scena, tra molti lai e pure frizzi, nonché lazzi.

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