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Aprilia, lettera del 25 aprile del sindaco Antonio Terra

Carissimi cittadini di Aprilia,

non avrei mai immaginato, non solo durante il mio mandato, ma nell’arco di tutta la mia vita, di dover celebrare un 25 aprile come quello che vivremo quest’anno.

Di solito, in questa giornata in cui Aprilia festeggia la liberazione dal nazifascismo e al tempo stesso l’anniversario della sua fondazione, ci ritroviamo in Sala Consiliare per la consueta manifestazione pubblica, prevista per questa occasione.

Quest’anno, ad eccezione di una ristretta cerimonia presso il Monumento ai Caduti, non è previsto nessun appuntamento pubblico. Né sarà possibile per gli apriliani trascorrere questa giornata di festa in compagnia dei propri cari e dei propri amici, come dovrebbe prevedere un data di così grande importanza per la Città e per il Paese.

È anche per questo che ho pensato di raggiungervi attraverso una breve lettera.

Io credo che momenti straordinari come quello che stiamo vivendo chiedano a tutti noi, giorno dopo giorno, di ripercorrere la nostra storia comune e i valori che ci uniscono. Se c’è una cosa che questa tremenda epidemia ci sta insegnando è proprio l’importanza dei beni comuni: la sanità pubblica e gratuita per tutti, che per troppi anni è stata interessata da tagli e guidata da logiche esclusivamente economiche; la scuola e la sua funzione insostituibile di costruzione del futuro ma anche di catalizzatore dei vincoli nazionali; il coordinamento efficace tra Stato ed Enti locali, messo continuamente sotto pressione anche nelle ultime settimane e che richiederà probabilmente una revisione, un “tagliando”, quando questa fase di emergenza sarà terminata; l’Unione Europea, come vocazione naturale per un continente non più centrale nello scacchiere internazionale e per Paesi che da soli non avrebbero neanche le disponibilità economiche minime per ripartire.

Tutti questi elementi mi sono tornati alla mente in questi giorni, rileggendo la Lettera agli amici di Giacomo Ulivi, un giovane partigiano ucciso dai fascisti a Modena nel 1944. Scriveva Ulivi: “Al di là di ogni retorica, constatiamo come la cosa pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro mondo, insomma, che ogni sua sciagura sia sciagura nostra, come ora soffriamo per l’estrema miseria in cui il nostro Paese è caduto: se lo avessimo sempre tenuto presente, come sarebbe successo tutto questo?”. Questa domanda risuona in noi anche oggi, in un momento di difficoltà come quello che viviamo.

Ci sembra suggerire che la libertà non è mai una conquista definitiva. Quanto piuttosto una tensione ideale, che ci spinge continuamente ad un’azione di liberazione.

È liberazione il frutto della lotta dei partigiani e delle Forze Alleate contro il nazifascismo, che ha letteralmente “regalato” a noi, donne e uomini del nostro tempo, una vita di benessere e prosperità. È liberazione l’impegno quotidiano, nelle scuole così come nei luoghi della cultura e del dibattito civile, di quanti continuano a preservare il ricordo e la consapevolezza di ciò che è stato, dell’incredibile sacrificio di vite umane che caratterizzò la Liberazione dell’Italia nel 1945. È liberazione anche l’intuizione e la fine opera di mediazione dei Padri costituenti, quella “Costituzione più bella del mondo” costruita proprio in virtù di ciò che accadde nel 1945.

È liberazione, però, anche la costruzione del Sistema Sanitario Nazionale, portato a compimento solo nel 1978 e così prezioso oggi. È liberazione oggi l’azione degli insegnanti che non si arrendono alla distanza e ogni giorno riprovano a tirare i fili delle relazioni con i propri alunni, con un occhio di riguardo a chi è meno capace o meno stimolato. È liberazione l’impegno impagabile dei tantissimi volontari di Protezione Civile, della Croce Rossa e del variegato Terzo Settore del nostro territorio, per testimoniare la presenza della Città al fianco di chi è solo e in difficoltà. È liberazione il lavoro senza sosta di medici, infermieri, personale sanitario e delle Forze dell’Ordine, che spesso mettonoin pericolo la propria vita per soccorrere quella altrui. Personale sanitario aiutato, in questo periodo, anche da specialisti provenienti da altri Paesi del mondo, pronti a gesti inconsueti di solidarietà che oltrepassano le barriere tra gli Stati e le nazioni.

È un elenco che potrebbe continuare ancora a lungo. Perché in fondo il bene comune si costruisce attraverso l’impegno e il sacrificio di ognuno, ciascuno secondo ciò che è chiamato a svolgere e con pari dignità rispetto agli altri.

La tensione ideale a liberarci dal male, che animò la lotta partigiana, determina insomma ancora oggi l’azione di molti, anche se il male in questione è diverso dalla dittatura e dalla repressione. Io credo che quella stessa tensione abbia animato e animi ancora oggi quanti continuano ad occuparsi della costruzione della nostra Città, una costruzione mai terminata proprio perché una Città è un corpo vivo, che via via affronta criticità con le potenzialità che esprime e con la finalità di risolverle e continuare a crescere.

Per questo, per Aprilia, il 25 aprile continua ad essere anche oggi, anche in questo momento in cui siamo chiamati a partecipare all’azione di contenimento del virus rimanendo a casa, una data così importante. Per la nostra storia, per il nostro futuro, per il modo in cui siamo comunità cittadina viva e in divenire.

Buon 25 aprile a tutti.

Antonio Terra

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