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ALBERTO LA VOLPE, IL FONDATORE

– Quando incontrai per la prima volta Alberto, nel 1963, eravamo ancora accampati nello studio di Giacomo Brodolini, in Via del Corso 525, esattamente di fronte al Cinema Teatro Metropolitan: lì si decisero le sorti dell’AICS – frutto di una fusione tra le storiche UCSI di Matteo Matteotti e ed ANEF-ASSI di Attilio Maffi e Oddone Giovannetti – allora Associazione Italiana Circoli Sportivi , oggi consolidata Cultura e Sport. Alberto La Volpe era tra “fondatori” dell’Associazione e come Enrico Manca, rappresentava la parte emergente, brillante delle giovani leve socialiste e guarda caso dedicavano una parte delle loro energie alla nascente nuova formazione di area autonomista, orientata sulle tematiche del tempo libero. Voglio ricordare il suo impegno nelle file dell’AICS, quando inizialmente a Roma, Milano, Trieste, Mantova, Arezzo, Napoli e Reggio Calabria a tirare la carretta si era in pochi, per scelta, con compagni d’avventura come Enrico Guabello, Renato Marinelli, Fernando Arigoni, Probo Zamagni, Carlo Marcucci, Vitaliana Carnesecchi, oltre che il sottoscritto, piuttosto che Scocchi, Rovelli, Ascani, Darè, Ciofini, Crocco e Viola. La “testata” che supportava l’Associazione, oltre l’Avanti!, era “Palestra” e su quel bimestrale (n.1 1964) , con lo stesso Giulio Onesti, Antonio Ghirelli, Achille Corona, Giovanni Pieraccini, Alberto La Volpe, futuro Direttore del TG2 RAI, fondatore del TG3, sindaco, parlamentare e membro del Governo sino alla fine degli anni novanta, a proposito di “Urbanistica e sociologia dello sport”, scriveva: “ …E’ necessario un minimo di coordinamento tra lo Stato, le istituende regioni, i Comuni, il CONI e le associazioni sportive, se vogliamo dare al Paese una nuova politica per il tempo libero, inteso nella sua più vasta accezione. Basta pensare che oggi circa quattromila comuni sono sprovvisti di attrezzature sportive. Contemporaneamente si assiste ad assurdi episodi che corrispondono per altro ad una certa diffusa mentalità nostrana di strapaese, secondo cui il prestigio di una amministrazione locale non è dato dal numero dei cittadini che praticano uno sport, ma dalla monumentalità degli impianti, anche se questi poi in definitiva servono a poche persone, che con lo sport hanno poco a che fare…”.

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