fbpx

Affitti brevi Roma: cosa cambia davvero dopo la sentenza sui self check-in?

Gli affitti brevi a Roma sono un vero e proprio caos: ecco cosa cambia dopo la sentenza del Tar

Casa affitti brevi
Affitti brevi Roma: cosa cambia davvero dopo la sentenza sui self check-in? – lecodellitorale

Quante volte, passeggiando per le vie del centro, hai notato quei lucchetti appesi ai pali o alle inferriate dei palazzi? Piccoli box di metallo, apparentemente innocui, ma capaci di accendere una delle discussioni più infuocate sul turismo urbano degli ultimi anni.

Dietro quei keybox, c’è molto più di una chiave: ci sono modelli di business, diritti dei cittadini, regole incerte e un’industria che non smette mai di evolversi. La miccia, stavolta, l’ha accesa una circolare del Ministero dell’Interno datata novembre 2024.

Con un tono piuttosto perentorio, imponeva ai gestori delle strutture extralberghiere l’identificazione “de visu” degli ospiti, escludendo di fatto ogni forma di check-in da remoto. Stop quindi ai codici inviati via WhatsApp, addio ai lucchetti con combinazione: tutto doveva tornare “come una volta”, con tanto di documento mostrato fisicamente.

Una mossa che ha fatto saltare sulla sedia molti operatori del settore. Non a caso, la federazione FARE (Associazioni Ricettività Extralberghiere) ha deciso di portare la questione davanti al Tar del Lazio. E il 27 maggio 2025, la sentenza è arrivata, dando ragione ai ricorrenti.

Per i giudici, l’obbligo di identificazione di persona non solo era in contrasto con le norme sulla semplificazione amministrativa, ma nemmeno così efficace per garantire la sicurezza pubblica. Anzi, come si legge nella sentenza, anche con un check-in fisico “l’alloggio potrebbe essere comunque utilizzato da soggetti non identificati”. In sostanza, una regola inutile e sproporzionata.

Un settore che cambia, tra regole vecchie e strumenti nuovi

Per chi lavora nel mondo dell’ospitalità breve, la sentenza è stata vissuta come una boccata d’aria fresca. “La sicurezza non può essere una scusa per frenare l’innovazione” – ha dichiarato Elia Rosciano, presidente di FARE – sottolineando che “le regole servono, ma devono essere moderne e adeguate alle sfide reali del settore”.

Casa affitto
Un settore che cambia, tra regole vecchie e strumenti nuovi – lecodellitorale

Il tema, però, resta caldo. Soprattutto a Roma, dove l’amministrazione ha dichiarato guerra ai lucchetti, ben prima della circolare ministeriale. Secondo l’assessore al Turismo, Alessandro Onorato, l’obiettivo non cambia: “La nostra azione per tutelare il decoro urbano va avanti”. Per il Campidoglio, infatti, molti keybox restano fuorilegge in base al regolamento di polizia locale, specie se collocati su suolo pubblico o su facciate vincolate. Finora ne sono stati rimossi oltre 500.

Quindi, anche se la circolare del Viminale è stata annullata, l’impressione è che la battaglia sia tutt’altro che finita. Il nodo resta politico, culturale e anche urbanistico: come far convivere un turismo in crescita con il diritto delle città a preservare i propri spazi e la qualità della vita dei residenti?

Un’occasione per ripensare davvero le regole

La verità è che il fenomeno degli affitti brevi è troppo grande per essere regolato con un lucchetto in più o in meno. Servono leggi chiare, intelligenti, e soprattutto all’altezza dei tempi. Perché il punto non è tanto se si debba usare un keybox, ma come si possa costruire un equilibrio sostenibile tra accoglienza, tecnologia e vivibilità urbana.

E allora, forse la domanda che ci dobbiamo fare non è “chi ha vinto?” tra ministero e proprietari. Ma piuttosto: quale tipo di turismo vogliamo promuovere? Uno che chiude le porte all’innovazione per paura, o uno che si affida al buon senso e alla responsabilità condivisa? In fondo, la casa non è solo un luogo da affittare. È anche un pezzo della città che scegliamo di essere.

Gestione cookie