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L’INAIL nega il diritto alla rendita

L’INAIL nega il diritto alla rendita e interviene l’ONA

È ancora braccio di ferro tra Inail e i malati di patologie asbesto correlate. È una lotta, molto spesso impari, per il riconoscimento dell’origine professionale della malattie dall’amianto. È un fatto più che frequente che l’inail neghi il diritto alla rendita.

Lo scenario di conflitto tra enti e cittadini è questa volta Rimini. Protagonista il triste caso della Sign.ra C.C., ex lavoratrice dal 1955 al 1964 nelle cucine di vari alberghi, pensioni e ristoranti del riminese.

Durante il suddetto decennio, prima dell’entrata in vigore la legge n.257 del 1992 che impone il divieto di utilizzo di amianto, l’ex aiutante cuoca è stata giornalmente esposta alle fibre killer.

La carriera spesa nelle cucine e nelle strutture alberghiere di Rimini e il raggiungimento dell’età pensionabile prevista dal sistema pensionistico, non le hanno certamente regalato una ritiro felice, perché all’ex lavoratrice le è stato diagnosticato un mesotelioma da amianto, che in breve le ha tolto la vita.

A seguito di vari accertamenti sanitari, la Sign.ra C.C., ancora in vita, assieme a suo marito, il Sign. S.G., hanno lottato, senza alcuna speranza, per ottenere il riconoscimento dell’origine professionale della malattia da parte dell’INAIL. Riconoscimento che tarda ancora ad arrivare, nonostante il sopraggiunto decesso dell’ex aiuto cuoca.

L’intervento dell’Osservatorio Nazionale Amianto

Pertanto, i familiari della vittima si sono rivolti all’Osservatorio Nazionale Amianto. L’associazione successivamente ha raccolto tutte le prove che certificano l’origine professionale del mesotelioma da amianto.

Infatti, nella battaglia per far riconoscere il diritto alla rendita del marito della vittima, l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA ha deciso in data 15.03.2018 di depositare il ricorso al Giudice del lavoro per chiedere la condanna dell’INAIL a liquidare la rendita di reversibilità in favore del marito della vittima. Lo stesso Bonanni che già si è rivolto al COR – Registro Mesoteliomi dell’Emilia Romagna.

L’Avv. Bonanni si muove sulla consapevolezza delle ragioni accolte dal COR Regionale. Secondo di esse la Sign.ra C.C. è deceduta per mesotelioma provocato da “esposizione ad amianto, rilevata mediante questionario RENAM, che è stata classificata con codice “1”, secondo LL.GG.Renam, esposizione professionale certa, per l’attività svolta dal 1955 al 1964 presso vari alberghi, pensioni e ristoranti di Rimini in qualità di aiuto cuoca, cuoca ed addetta ai servizi ai piani, guardaroba, lavanderia e stireria con utilizzo di utensili in amianto: guanti, dispositivi frangifuoco, copriassi da stiro, mangani’, si legge nella certificazione rilasciata dal COR dell’Emilia Romagna.

Doppia conquista contro l’INAIL

Una conquista per la famiglia della vittima e per l’Avv. Ezio Bonanni. Lo stesso che afferma come sia stato “fondamentale il certificato del COR il quale ha riconosciuto che la Sig.ra C.C. è deceduta a causa dell’amianto. Con precisione per “esposizione professionale certa, per l’attività svolta dal 1955 al 1964″. E non è un caso isolato il suo. Lo certificano i COR regionali e anche il RENAM (Registro nazionale Mesoteliomi)”.

L’ONA correrà, quindi, in giudizio con il Sig. S.G., marito della vittima, per puntare ad abbattere l’indifferenza dell’INAIL e vedere riconosciuto così il diritto alla rendita. L’INAIL dovrebbe impegnarsi a non lasciare soli gli ammalati di mesotelioma pleurico, pericardico, del peritoneo, della tunica vaginale del testicolo e di altre patologie asbesto correlate che impongono, conseguentemente, un doveroso impegno economico per l’assistenza sanitaria, oltre al pesante tributo emotivo e psicologico.

L’Osservatorio Nazionale Amianto si pone al fianco di tutti i cittadini per offrire assistenza legale nel percorso burocratico finalizzato al riconoscimento di propri diritti legali, oltre a garantire una consulenza sanitaria a tutti gli ex lavoratori affetti da patologie asbesto correlate.

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