24 sfumature di Abruzzo. Nella Genziana artigianale Chiarino sono almeno 24 le tonalità che si alternano nell’arco di 40 giorni sulle radici di genziana lutea. Tante quanti i volumi di questo prodotto, la cui gradazione alcolica sembra quasi tener conto delle altrettante albe che devono trascorrere affinché il liquore dal sapore amarognolo e l’odore dolciastro si formino. Lasciando le radici in infusione con il vino bianco, l’aggiunta di alcool e zucchero, il fine pasto per definizione si delinea pian piano, fino a prendere corpo nella bottiglia che Pallini produce nel rispetto della ricetta. Ricetta che prevede la presenza nel liquore della genziana per una percentuale pari a 79 parti dell’intero. E giù a cercar curiosità sulla pianta, fulcro del rito che ha portato la pianta a essere ritenuta protetta, per colpa del suo molteplice utilizzo. Foglie grandi e fiori gialli, questa pianta secondo Plinio e Dioscoride deve il suo nome a Gentius, ultimo re dell’Illiria, regnante tra il 180 e il 168 a.C. Fu lui per primo a lodarne le virtù. Usata per stregare l’amato, essendo risapute le sue proprietà afrodisiache, la genziana riuscì a estasiare anche il poeta Gabriele D’Annunzio che, del fiore, scrisse: “…e forse tutti i roseti tralascerò per quella sola genziana aperta sul ciglio del campo come una gemma preziosa”. Fatto sta che oggi torna sulle nostre tavole partendo dall’Aquila, con il suo bagaglio di purezza e la genuinità delle proprietà medicamentose della radice, riconosciute anche dai greci che la usavano per combattere la febbre. Il sapore unico è dato dalle radici che, una volta pulite dalla terra in eccesso, vengono affettate e fatte essiccare al sole fino a quando il suo interno non raggiunge il classico colore giallo. Le radici di genziana Chiarino vengono poi lasciate in infusione lungamente con il vino fino a creare l’ottimo liquore. Non c’è tra chi la apprezza che non ne riconosca le proprietà digestive, grazie alla sua stessa radice che contiene vari principi attivi, tra i quali spiccano la genziopicrina che stimola la funzione digerente dello stomaco favorendo la secrezione dei succhi gastrici e l’amarogenzina, la sostanza piu’ amara che si conosca. Nonostante le varietà di genziana siano 400 in tutto il mondo, quelle diffuse in Italia però sono molte meno. La tradizionalità del prodotto è documentata in Piemonte, dove ne viene fatto un uso diversificato soprattutto in Valle di Susa. Spontanea nelle aree montane del Reatino, come amaro è molto diffuso in Abruzzo dove il liquore si ottiene in modo diverso da quanto avviene nel Trentino Alto Adige, dove non si prevede l’utilizzo del vino ottenendone così un vero e proprio distillato.