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XVII GIOCHI OLIMPICI – ROMA 1960 – IL DOVERE COMPIUTO (287a puntata) PALLANUOTO

– ROSARIO PARMEGIANI (Napoli, 12 marzo 1937 – Genova, 13 giugno 2019). A 23 anni, si era aggiudicato la Medaglia d’Oro con la squadra composta da lui e da Amedeo Ambron, Danio Bardi, Giuseppe D’Altrui, Salvatore Gionta, Giancarlo Guerrini, Franco Lavoratori, Gianni Lonzi, Luigi Mannelli, Eraldo Pizzo, Dante Rossi e Brunello Spinelli. Soprannominato “La freccia” per la potenza del tiro, partito da Napoli con la Rari Nantes, si era trasferito alla Elah Pegli, per concludere all’Andrea Doria nel 1967, dopo un passaggio alla Fiat. Quindi da allenatore sulle panchine di Voltri, Nervi, Bogliasco e Pro Recco. Nel 2015 era stato insignito dal CONI del Collare d’Oro al Merito Sportivo.
Francesco Grillone 13 giugno 2019
Ci ha lasciato oggi “Freccia”, al secolo Rosario Parmegiani. E’ deceduto all’Ospedale Galliera di Genova dove era ricoverato da qualche giorno. E’ stato uno del “Poker d’assi” (come racconta il compianto Mario Vitelli nel libro “La Leggenda del Settebello” di Adriano Cisternino) che presero parte alle trionfali Olimpiadi di Roma del ‘60 (gli altri erano Gigi Mannelli, Amedeo Ambron e Geppino D’Altrui) .
Parmegiani, nato a Napoli ottantadue anni fa, rarinantino doc, aveva ormai traslocato nel ‘59 al nord, per diventare, da temibile attaccante che era, il punto di riferimento dell’Elah Pegli. Gigi Mannelli, sempre per mano di Mario Vitelli, diceva di lui: «….possedeva il fiuto del gol ed una grande sensibilità di mano, pochi erano capaci di dribblare l’avversario come Rosario».
E fu lui l’autore della doppietta contro la Jugoslavia che portò il Settebello a disputare la gara che decise la medaglia d’oro. E fu ancora lui a realizzare il gol del pareggio con l’Ungheria (3-3) che consegnò l’oro all’Italia. Nel dicembre 2015 aveva ricevuto il Collare d’Oro – la massima onorificenza sportiva – proprio grazie a quella memorabile impresa.
Indossò la calottina della Fiat, quindi chiuse la carriera da giocatore nell’Andrea Doria, nel 1967, dove oltre che giocatore ne fu allenatore. Quindi saltò sulla panchina della Mameli, in serie B: nel ‘71 conquistò la promozione in A. Dopo Voltri, toccò le panchine di Nervi, Bogliasco e per circa sei mesi anche della Pro Recco.
Il 29 aprile del 2017 il CONI Liguria gli consegnò una targa per i suoi 80 anni, compiuti insieme a Remo Argeri e Tommaso “Cillan” Pizzorno .
Punto di forza della Rari Nantes, si era trasferito in Liguria nel 1959 per contribuire coi suoi gol ai successi della Elah Pegli. Poi Andrea Doria dove si divideva tra acqua e panchina e la carriera da allenatore con la promozione in serie A della Mameli e le collaborazioni con Voltri, Nervi, Bogliasco e Pro Recco. Soprannominato Freccia, è ricordato per fiuto del gol, dribbling fantasiosi, qualità tecnica e per i tre gol contro la Jugoslavia (doppietta per il 2-1) e l’Ungheria (3-3, autore del pari conclusivo) nel girone finale dei Giochi del 1960 che assegnò il titolo olimpico agli azzurri. L’avevamo visto l’ultima volta il 2 ottobre scorso, per i cento anni del campionato di pallanuoto celebrati a Genova.
Da “I nemici” di Dino Simonelli (exportiere della Rari Nantes Napoli)
…E che dire del tiro di Parmegiani? Una saetta. E per forza! Rosario Parmegiani aveva un fisico che gli permetteva di partecipare ai concorsi di culturismo. E non era soltanto muscoli gonfi lui, era forza pura. Durante un incontro tra Italia e Germania, proseguì lo scontro con il difensore tedesco, uno che di mestiere faceva il tagliaboschi nella Foresta Nera, anche fuori dall’acqua: quello afferrò una panchina, lui ne afferrò un’altra e via, l’uno contro l’altro. Come in uno di quei terribili film di allora: Ercole contro Maciste. Dovettero intervenire in dieci per dividerli. A Rosario, però, il gol glielo perdonavo, perché dopo aver segnato mi guardava e mi sorrideva, e non per sfottermi bensì quasi a chiedere scusa. E poi, ogni tanto, qualche parata me la faceva pure fare. E che parate allora! …
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