– AMEDEO AMBRON (Benevento, 23 gennaio 1939) A 21 anni, ha vinto la medaglia d’oro con la squadra composta da lui e da Danio Bardi, Giuseppe D’Altrui, Salvatore Gionta, Giancarlo Guerrini, Franco Lavoratori, Gianni Lonzi, Luigi Mannelli, Rosario Parmegiani, Eraldo Pizzo, Dante Rossi e Brunello Spinelli.
LE ONORIFICENZE DI AMBRON –
2015 Collare Atleti CONI CAMPIONE OLIMPICO del 1960 PALLANUOTO
Numero di Brevetto 524
1960 Medaglia d’oro CONI CAMPIONE OLIMPICO PALLANUOTO
Numero di Brevetto 175
LA STORIA DI UNA STRAORDINARIA VITTORIA
Riprendiamo il viaggio verso la seconda medaglia d’oro olimpica che la nostra pallanuoto ha conquistato nella sua storia. Torniamo al Foro Italico di quel 1 settembre 1960, con gli azzurri che si stanno scaldando in acqua insieme agli avversari yugoslavi: entrambe le squadre, appaiate al primo posto del girone finale, hanno ancora negli occhi il combattutissimo pari tra Ungheria e URSS.
Un risultato, questo pareggio, che di fatto si tramuta in occasione: l’eventuale vincente della gara che sta iniziare diverrebbe quasi certamente Campione Olimpica con una giornata di anticipo. Certo, la matematica non restituisce un valore pari al 100%, ma qualora gli azzurri vincessero la gara con la Yugoslavia avrebbero la certezza dell’argento, e l’oro si giocherebbe con la logica del quoziente reti in caso di successiva vittoria dei balcanici sull’ URSS e di contemporanea sconfitta degli azzurri contro l’Ungheria nell’ultima giornata del girone.
Sugli spalti i tifosi erano preparati a questo fin dal loro ingresso in tribuna, ma l’eventualità di un pareggio tra Ungheria e URSS non pareva così probabile: ora però è una certezza, e l’intero stadio si trova proiettato all’interno di un tunnel la cui uscita potrebbe presentare i volti dei vincitori. E’ una situazione irreale, cui occorre sintonizzare corpo e mente in fretta.
Gli azzurri, già addestrati da Zolyomy alla matematica che inevitabilmente entra nello sport, lo sanno dalla sera prima, e la notte diventa difficile addormentarsi.
Racconta Eraldo Pizzo che:”già prima della partita con la Russia, determinante per avere la certezza della medaglia e non una semplice stretta di mano, io e Franco Lavoratori, che eravamo in camera assieme, non riuscivamo più a chiudere occhio la notte: andavamo a passeggio nel villaggio olimpico fino alle 3 di notte, prima di cadere esausti. Non eravamo preparati, noi giovani di paese, alle luci della ribalta della prima Olimpiade moderna, così ben strutturata e aperta al mondo, grazie alla copertura della Televisione”.
Rosario e la psicologia di Bandy
Italia-Yugoslavia 2-1 (1-0)
01.09.60
Italy – D. Rossi, G. D’Altrui, E. Pizzo, G. Lonzi, F. Lavoratori, D. Bardi, R. Parmegiani.
Yugoslavia – M. Muskatirovic, H. Kacic, Z. Simenc, Z. Jezic, M. Zuzej, A. Nardelli, M. Sandic.
Referee – J. Bauwens (BEL).
Goals – First half: Parmegiani (ITA) l’02”. Second half: Zuzej (JUG) 7’12” on penalty, Parmegiani (ITA) 8’44”.
Bandi Zolyomy è veramente un fine psicologo, dimostra di saper controllare tutto e tutti. Non solo la stampa, come abbiamo già visto, non solo la matematica, ma anche la mente dei giocatori, cui ha dato tanto (ad esempio facendo toccare acqua a tutti i componenti la panchina, rendendoli quindi “legalmente pretendenti” di una eventuale medaglia olimpica): adesso pretende, e lo fa con la vecchia strategia del bastone della carota. Lo fa spesso, Bandy, ma questa volta lo fa in particolare con un giocatore, il 23enne Rosario Parmegiani, paventandogli una possibile esclusione dalla partita chiave del torneo: verrà ripagato benino, come vedremo.
Del resto è veramente importante essere tutti al 100%, perchè gli avversari, gli emergenti yugoslavi, non scherzano.
1 tempo
Parmegiani e Rossi esaltano l’Italia
Il clima è accesissimo, la tensione che si vive sugli spalti è il probabile specchio di quanto accadrà in vasca: si preannuncia una battaglia. Sono gli azzurri ad andare in vantaggio per primi: lo fanno subito, dopo appena un minuto di gioco con una staffilata da fuori di Rosario Parmegiani, proprio lui, che scarica in quel tiro tutta la brutale volontà di esserci. Muskatirovic, il leggendario portiere yugoslavo, è battuto.
La reazione balcanica è rabbiosa: gli azzurri sono costretti a chiudersi in difesa, ma non cedono di fronte alla tremenda pressione avversaria, e qui ancora una volta è Dante Rossi a salire in cattedra conquistando definitivamente i numerosi tifosi che stanno occupando lo Stadio del Nuoto, cui ogni intervento del loro beniamino permette di sfogare la silenziosa tensione con cui stanno seguendo l’assedio al fortino italiano. Si aggrappano a lui come ci si aggrappa alla speranza, quando sembra non rimanga altro, e Rossi non li delude, dimostrando al mondo intero chi è il più forte in quel ruolo.
Come già accaduto in altre occasioni, l’imperforabilità della porta azzurra frustra l’azione d’attacco della squadra yugoslava, che appare sempre più nervosa e vulnerabile di fronte al gioco di rimessa degli azzurri, che chiudono così in vantaggio la prima frazione di gioco.
La breve pausa tra i due tempi è una parentesi temporale drammatica per entrambe le squadre, con gli azzurri divisi tra il sogno di arrivare a fine gara in vantaggio e l’incubo di essere raggiunti e superati nel finale, mentre gli yugoslavi sono tormentati in modo speculare. E’ un momento complicatissimo, data anche la voglia che entrambe le squadre hanno di vincere, i primi per eguagliare i fratelli del 48, i secondi per superare l’impresa di Melbourne e gridare al mondo intero che da questo momento e per i prossimi decenni Ungheria e Russia dovranno fare i conti con una terza, stabile forza.
2 tempo
Il sogno e l’incubo
Ad ogni modo la gara riprende e la tensione è altissima, gli scontri in acqua sono omerici, anche se caratterizzati più dall’agonismo che dalla cattiveria. Il fischietto belga Bawens infatti deve solo vigilare attentamente, senza penalizzare le avversarie con superiorità e tiri liberi.
Il tempo passa, e proprio quando il sogno degli azzurri diventa contagioso e pervade le tribune colme di tifosi italiani, ecco che arriva l’incubo: a soli 3′ dallo scadere Pizzo commette un fallo grave su Zuzej, che trasforma il conseguente tiro di rigore e riporta le squadre in perfetta parità.
Di colpo la piscina si spegne, il silenzio è assoluto, i pensieri peggiori cominciano a consumare l’aria. Non arrivano però a bordo vasca, non penetrano la corazza dei giocatori italiani che tentano il tutto per tutto e a poco più di 1′ dallo scadere della gara passano in vantaggio, ancora per mano di Parmegiani, che da presunto “accantonato” diventa l’eroe della gara più importante di queste olimpiadi.
Il pubblico si esalta, in tribuna c’è Carla Gronchi, moglie del Presidente della Repubblica: si alza e insieme ai due figli che l’accompagnano comincia ad incitare gli azzurri. Al suo fianco il ministro Scelba per un momento perde l’aplomb istituzionale e partecipa all’esaltazione collettiva scatenata da quella rete.
La palla torna al centro per l’ultimo minuto di fuoco, quello in cui i balcanici cercano di rovesciare il trend della gara e trovare il pari: nonostante l’impeto agonistico condito da qualche scorrettezza, come quella che impone a Parmegiani di uscire per un colpo subito da Zuzej, nonostante qualche accenno di rissa, subito sedato dal direttore di gara, finalmente arriva il fischio finale, salutato da un’ovazione del pubblico.