La terribile realtà di una società civile che stenta a rendersi conto della propria fragilità, della connaturale complessità, dei limiti caratteriali, che la connotano nel bene e nel male, mi fanno pensare che vale proprio la pena di vivere questa ennesima esperienza, così diversa e surreale. In effetti il dubbio che traligna è quello che la nostra realtà esistenziale vera sia quella di questo momento di emergenza, in cui ci troviamo sbattuti nell’angolo, da cui tentiamo di uscire. E’ questa la fase in cui, come in passato, ritornano utili ed importanti la consapevolezza e l’onestà intellettuale. Adesso, tutto dipenderà dalla durata effettiva di una crisi che appare diluita e stemperata in giorni, ore, minuti… tanto inversamente va crescendo la tensione nel clima del dubbio, del “doman non v’è certezza”, che nel clima carnascialesco anti pestifero, ispirò lo stesso Lorenzo de’ Medici per la sua Canzona di Bacco, sei secoli fa. Ecco perché c’è chi è disposto a sfidare il “coprifuoco” pur di condividere sentimenti reagenti nella movida. Scientemente e razionalmente la scaramantica trasgressione confligge con la profilassi, ma tant’è: il vuoto silente di mesi e forse anni di rintanamento si può scambiare con il pieno della baldoria di una notte. Si tratta di una scelta apparentemente allegra, ma in realtà cinica e pure bara.