Silenzio ottundente, dopo tanto clamore. Ecco, questa è la sensazione che si prova, appena qualche tempo dopo aver ottenuto l’apoteosi dell’effimero, senza averne lasciato traccia imperitura. Ecco quel che si avverte nel rimirare le dirute spoglie di un passato anche recente, se non si è riusciti dare un senso compiuto, concreto, di utilità collettiva alle cose che si fanno. Ecco perché abbiamo la necessità e il dovere di pensare positivo. In definitiva, se il maligno è dietro ogni angolo, è pur vero che possiamo evitarlo. Dipende da noi ed è anche per questo che sento il bisogno di esprimere tutta la mia consapevole soddisfazione per quanto avvenuto nell’ultimo periodo con la FAIR PLAY WEEK. Siamo capaci di distinguere tra il grano e il loglio e di costruire percorsi ragionati per allontanare le tentazioni di resa, di abbandono, di abbassamento della guardia. Certo, qualche attenzione istituzionale in più, un po’ di coraggio nelle scelte di programma e quindi di governo non guasterebbero. Basterebbe evitare la dispersione di risorse in polvere di stelle, in tentativi da palcoscenico, piuttosto che di progetti ragionati di riforma, di lavoro sartoriale sui problemi reali. Cosa direbbe il nostro mentore William a fronte di giravolte policrome della politica non aliena a contaminazioni dalla cronaca, sia nera che rosa? Diciamo che si avverte il bisogno di afferrare per il bavero il futuro, che ci sfugge, tirandoci dietro il passato, che ci è caro. Insomma, sarei per consolidare e perpetuare un consesso di saggi e di buoni maestri, come quello che si è materializzato nel profondo di noi, della nostra coscienza adesso, nella consapevolezza dell’alternativa senza mezzi termini, quella del vuoto assoluto.
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