Ma vi pare possibile che, con una sincronia stupefacente, ogni volta che si annuncia un passaggio cardine della nostra vita istituzionale, ovvero vigilie elettorali o formazioni di governi, o eventi di valenza strategica nazionale e internazionale, puntualmente arrivano avvisi e arresti che non garantiscono, ma intimidiscono la parte politica di turno… Parlo in questo caso di una delle anomalie più diffuse e controverse nella nostra società civile, che da sempre considera il voto anche o come l’unica occasione di riscatto, ovvero di regolare i propri conti di cervello, cuore e pancia, ovvero come l’opportunità di monetizzare il proprio consenso. Qui da sempre tutti promettono e tutti chiedono, dalla fedeltà ad idee e principi, al pacco di sussistenza, al tanto al voto, alla riduzione di tasse e controlli, alla promessa degna della creatività di Carlo Lorenzini, in arte Collodi, che con il Gatto e la Volpe rese il Campo dei Miracoli capace di moltiplicare il “grano”, dando al povero Pinocchio la prospettiva di una “rendita” degna della fantasiosa “cittadinanza” nel Paese dei Balocchi. Ecco, dunque, il punto: nessuno vota nessuno per nessun motivo, che sia ideale o “peloso”. Questa molla di base induce in ogni consultazione a produrre quantità di “pastura” d ogni tipo, a cominciare da cene e merende, a gadget, a promesse incredibili, di cui Achille Lauro e Cetto La Qualunque sono divenuti i campioni per l’immaginario collettivo. Non entro nel merito delle paradossali invenzioni di cui sono accusati – su denuncia anonima – candidati e procacciatori di voti siciliani, ma non posso esimermi dal notare la coincidenza della comunicazione, dello schizzo di fango che inesorabilmente accompagnerà oggi Salvini e la delegazione della Lega al Quirinale, dove sono in corso le consultazioni per la formazione del nuovo Governo del Paese. Dall’altra parte, Di Maio e i “pentastellati” si presentano sul Colle con una “cambiale”, con una promessa di diciassette miliardi di euro annui per tutti cittadini italiani senza reddito da lavoro… Ben di più del piccolo simbolico risparmio sui privilegi dei parlamentari, ma di questo nessuna Procura si preoccupa. Eppure, se l’operazione dovesse andare in porto, si tratterebbe del più clamoroso voto di scambio della storia dell’umanità, di massa, che ha comunque già determinato un riscontro assolutamente tangibile, quello degli undici milioni di consensi ottenuti proprio sulla base sostanziale di quella promessa, di quella panacea salvifica di nome “reddito di cittadinanza” .
Per chiarirci le ide, la sentenza di Cassazione 39064/2017 –
Il primo comma (l’articolo è l’86 della legge 579/1960) punisce il candidato (o chi per lui) offre o promette qualunque utilità a uno o più elettori, anche utilità dissimulate (per esempio rimborsi, vitto alloggio o spese e servizi). La seconda ipotesi punisce l’elettore che, per dare o negare firma o voto, accetta offerte o promesse o riceve denaro o altra utilità. In entrambe le fattispecie, annota l’estensore della Terza, si prescinde completamente dalla realizzazione del pactum sceleris, avendo il legislatore del 1960 arretrato la soglia di punibilità al momento dell’accordo e/o della promessa. Ciò è reso ben evidente nel caso in cui l’iniziativa spetta al “politico” – o a chi per lui – in cui il reato, che peraltro è a concorso eventuale e non necessario, si consuma al momento in cui viene profferita la promessa a vantaggio del terzo. Se poi si realizzerà la promessa, come nel caso di specie e a “scoppio” ritardato, ciò è del tutto indifferente per far scattare la punibilità.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale