24 maggio 2019
– Cosa volete che pensi, in questi giorni di congestione da voto europeo? Che la visibilità mediatica dello sport è scemata in modo esponenziale, Lo stesso calcio è passato di livello e per i “motori” ha fatto breccia solo la dipartita del “gladiatore” Lauda verso Borea. Oggi la giovane freccia bianca, il “Fast” Tortu, corre a Rieti, ma se ne sa poco”, come flebile è il messaggio che giunge dal Giro Ciclistico d’Italia, che pure affronta oggi la tredicesima tappa della ultracentenaria edizione 2019, la prima alpina con traguardo a Pinerolo. Forse è venuto il momento di restituire all’epica, alle emozioni, certe realtà consolidate nell’immaginario collettivo e vincolate più al lato umano che all’aspetto tecnico, organizzativo e magari tossicologico di un vissuto dalla straordinaria complessità. Per questo, vi invito alla lettura ed alla riflessione con il volume come “UN SECOLO DI PASSIONI – GIRO D’ITALIA 1909 – 2009”, con tanto di prefazione del mio vecchio amico, collega e Direttore, Candido Cannavò. L’idea di un uomo solo al traguardo, delle sfide tra campioni “nudi” di fronte all’impervio, all’impossibile del meteo, stoici a fronte del dolore e della stanchezza, richiama aspetti leggendari, la promiscuità tra uomini ed eroi, l’esigenza che lo sport continui ad essere una straordinaria metafora della vita.