Con questo articolo di approfondimento sul tema della verità, relativo alla conferenza di Jean Luc Nancy, nell’ambito del Festival della Filosofia, tenutasi a Sassuolo il 14 settembre scorso, inizia la collaborazione di Mario Soldaini, che arricchisce il gruppo dei giovani nella redazione dell’Eco. (***)
‘’La verità è collassata’’, con queste parole, tragiche e disilluse, si apre la lezione di Jean Luc Nancy al festival della Filosofia 2018, dal titolo:’’ Verità della Menzogna’’.
Nel nostro mondo ci sentiamo infatti sempre di più circondati da false notizie, a volte giustamente altre meno, viviamo in un’epoca in cui risulta quasi faticoso cercare verità, contrastare un falso mito, quello che in greco antico era definito come ‘’doxa’’ (credenza e opinione comune) nel nostro mondo, è il mondo stesso.
Dunque non volendo e forse non potendo fare affidamento su una verità, vivendo senza certezze, riferimenti o sicurezze, non possiamo ricercare come il buon Diogene nulla che sia qualcosa. Collassiamo quindi nella verità stessa, arrivando ad abituarci o ad essere abituati, a vivere in un’era di ‘’post-verità’’. Questo fenomeno non è frutto di convinzioni di privati cittadini, ma il risultato di un’etica che non pensa che la verità sia costantemente rubata. Vi era un tempo in cui le verità erano date per certe (Egitto dei faraoni) e tempi in cui le verità già erano doppie (Europa dei papi e Imperatori), in tutti questi periodi le uniche verità che si sono mantenute salde sono quelle scientifiche, teorie che divengono assiomi indiscutibili nel tempo, eccetto rari casi come il più recente dibattito sulla memoria dell’acqua. Ma la verità scientifica è una verità verificabile ed esprimibile in semplici o complesse formule matematiche. Allontanandoci dai calcoli giungono però dati discutibili, mere supposizioni. Potremmo chiederci in che modo sia verificata la crescita effettiva di una nazione,rispondendoci con il ‘’Prodotto Interno Lordo’’, ma lasciando trascurate prosperità e benessere della nazione stessa. E’ vero infatti che un paese produce meglio se è felice,e ciò ha echi Olivettiani, ma se è vero in un senso non è certamente valido nel senso opposto. I fatti non sono tutti di una stessa natura, come ricorda Nancy, e il più delle volte ‘’ciò che è risaputo non è propriamente conosciuto del tutto’’. Ci fermiamo forse troppo spesso a origliare, a chiacchierare e siamo sempre meno pronti a parlare, discutere e affermare con certezza ciò che è e ciò che non è. La stragrande maggioranza delle persone crede nei fatti e non in ciò che è causa, si arriva a discutere dunque non più una post-verità, quanto una post-fattualità, determinando le teorie del complotto e ciò che ne consegue. Nella storia si ripercorrono echi che hanno a che vedere con verità di fatto ma che molto spesso arrivano ad essere spurie ‘’fattualità del vero’’. Bruto nasconde il suo piano, saluta Cesare e impugna il coltello; De Gaulle urlerà agli algerini ‘’Io vi ho compreso’’, usando abilmente le parole e nascondendo o celando la fine tragica che colpirà questi, l’ America accuserà l’Iraq di possedere armi di distruzione di massa e dopo soli 10 anni smentirà ogni virgola. C’ è forse la nostra banalità a farci fermare alle prime lusinghe, alle prime parole accattivanti che arrivano dall’alto, a farci abituare a ciò che non è vero ma allo stesso tempo non è ritenuto falso. Talleyrand disse una volta: ’’ Mentite mentite, qualcosa resterà!’’ E’ senza gridare al cinismo che potremmo affermare di essere pronti a credere a un’ affermazione lusinga che genera in noi un’improvvisa preferenza, fino a batterci per questa. Dov’è allora la verità? Nel corso della storia la verità o il desiderio di questa si è svelata o è apparsa in seguito a fatti traumatici e evocativi al tempo stesso. Gorbaciov dopo il disastro di Černobyl’, userà la parola ‘’Glasnost’’, trasparenza. Utilizzando la ricerca esigente, chiara e reale di verità come riferita ad esigenza di Stato presente, ma sono le trasparenze stesse che rivelano dietro di se, macchie più oscure e profonde, sarà infatti El’cin a soppiantare Gorbaciov, sarà infatti quella che Nancy definisce ‘’La vendetta sulla trasparenza da parte dell’oscurità’’.
‘’Ciò che viene nascosto esercita una tensione, ciò che avviene in fondo alla Foresta Amazzonica non può infatti non arrivare, seppur lentamente, alle facciate delle grandi industrie che dissimulano e nascondono le loro vere idee’’. Tutto dunque può essere messo, e in parte lo è, in discussione.
La stessa Europa risulta collegata a qualcosa che è altro, che la nasconde e la cela. ‘’L’Europa è la verità della menzogna che essa è’’ ci dice Nancy, ma forse dovremmo vedere l’Europa non come è ma per quello che rappresenta, allora sì, sarebbe una grande menzogna, una fabula che si narra a se stessa giornalmente in maniera ipocrita. Ma ciò che vale per l’Europa, vale in realtà per tutto il mondo e per tutti quelli che del mondo fanno parte, perché sempre meno il mondo ricorda cosa significhi essere mondo, forse senza mai volerlo sapere.
Esiste un reale indipendente da noi, ed esiste una differenza grave tra reale e realtà, tra ciò che è rappresentabile e ciò che invece è rappresentato.
Virgilio morendo incontra la risata degli dei, ci si scontra, si scontra con quell’idea che ‘’sa che non c’è nulla da sapere’’. Quella risata però non è beffarda, ma è quanto di più reale esista al mondo. Virgilio incontra la verità, così come noi andiamo incontro alle verità stesse, se necessario scontrandoci con queste e mettendole in discussione. Tenuto conto che siamo umani, dobbiamo ricordare che avremo anche noi degli dei che ci ricorderanno che non c’è nulla da sapere. Scopriremo allora di esserci confusi e persi, migliaia e migliaia di volte, che l’unico tempo che abbiamo vissuto e continueremo a vivere, è ancora privo di verità. Qualcosa di immediato, sospeso tra le righe, che precede le certezze e andrà sempre verso queste, cascasse il mondo…veramente!
Mario Soldaini