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UN GIRO D’ONORE PER BARTALI

7 MAGGIO2015

GINO BARTALI PRIMA MANIERA
IERI, NEL SALONE DEL PALAZZO ACCA, GINO BARTALI HA FATTO ANCORA UN GIRO D’ONORE, CON IL BELLISSIMO LIBRO SCRITTO DA SANDRO PICCHI E MARCO VIANI, EDITO DALLA GIUNTI: “1914 – 2014 / CENTO VOLTE BARTALI”. GIOVANNI MALAGO’ HA FATTO UNA INCURSIONE TRA DI NOI E SI E’ UNITO AL CORO DEI NOSTALGICI ESTIMATORI DEL GRANDE CAMPIONE NELLO SPORT E NELLA VITA. LUI, GINETTACCIO, ERA APPENA DI QUATTRO ANNI PIU’ GIOVANE DI MIO PADRE, MA E’ STATO SICURAMENTE UNO DEI MODELLI EDUCATIVI CHE HO ADOTTATO. ERO BARTALIANO, QUANDO LUI DECLINAVA DI FRONTE ALL’ASTRO NASCENTE COPPI. MI FECE VENIRE DUBBI SUL MIO DESTINO SPORTIVO E PER UN PO’ FUI IN BILICO TRA LE DUE RUOTE, LA STRADA E LA PISTA D’ATLETICA. QUANDO CON GLI ALTRI RAGAZZI “PRATAIOLI” SCALAVAMO LA VIA TRIONFALE, SU, SU PER MONTE MARIO, FINO ALL’OSSERVATORIO ASTRONOMICO, PENSAVAMO ALLA SUA INCREDIBILE FORZA DI VOLONTA’, PER RESISTERE ALLA RIMONTA DI VESPE E LAMBRETTE… LA SUA STORIA AGONISTICA E’ SINTETIZZATA TRA LA FOTO DI LUI CON UN GRAN CIUFFO DI CAPELLI, VINCITORE DEL GIRO D’ITALIA NEL 1936 E QUELLA DA STEMPIATO, ANCORA VINCITORE DEL TOUR NEL 1948. NEL 1997, QUANDO DIRIGEVO “PRESENZA NUOVA”, BIMESTRALE DELL’AICS, IN OCCASIONE DELL’80° DEL GIRO D’ITALIA, GLI VOLLI DEDICARE LA RIPRODUZIONE DI UN GIOCO IN VOGA DEGLI ANNI VENTI E CHE AVEVA ORIENTATO ANCHE LUI ALLA DISCIPLINA DEL CICLISMO, NATA CON LA FILOSOFIA ISPIRATRICE DEL TOURING CLUB, CHE PORTO’ TANTI DI NOI A CONOSCERE LE PROPRIE RISORSE FISICHE INSIEME A QUELLE DEL TERRITORIO, IN CUI NON SEMPRE CONSAPEVOLMENTE VIVIAMO. COMUNQUE, L’DEA DELL’INTRAMONTABILE, DELL’UOMO SENZA TEMPO, LA DA IL SUO PROFILO ARCAICO, DA SAGGIO CAPO INDIANO, CHE NE ESPRIME TUTTA LA IMMENSA UMANITA’. VORREI INFINE GRIDARE ANCORA UNA VOLTA ” W BARTALI” E PER FARLO MI AFFIDO A PAOLO CONTE: ” Fa piacere un bel mazzo di rose / e anche il rumore che fa il cellophane / ma un birra fa gola di più / in questo giorno appiccicoso di caucciù. // Sono seduto in cima a un paracarro / e sto pensando agli affari miei / tra una moto e l’altra c’è un silenzio / che descriverti non saprei. // Oh, quanta strada nei miei sandali / quanta ne avrà fatta Bartali / quel naso triste come una salita / quegli occhi allegri da italiano in gita / e i francesi ci rispettano / che le balle ancora gli girano / e tu mi fai – dobbiamo andare al cine – / – e vai al cine, vacci tu. – // E’ tutto un complesso di cose / che fa si che io mi fermi qui / le donne a volte si sono scontrose / o forse han voglia di far la pipì. / E tramonta questo giorno in arancione / e si gonfia di ricordi che non sai / mi piace restar qui sullo stradone / impolverato, se tu vuoi andare, vai… / e vai che io sto qui e aspetto Bartali / scalpitando sui miei sandali / da quella curva spunterà / quel naso triste da italiano allegro / tra i francesi che si incazzano / e i giornali che svolazzano / C’è un po’ di vento, abbaia la campagna / e c’è una luna in fondo al blu. // Tra i francesi che si incazzano / e i giornali che svolazzano / e tu mi fai – dobbiamo andare al cine – / – e vai al cine, vacci tu! – // “.
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