– Sembra quasi surreale, ma la proposta di Biden rompe un tabù, anche se arriva a vaccinazione anti COVID ampiamente avviata e con vantaggio per gli americani. Dire sblocchiamo i brevetti delle “farmaceutiche” sul vaccino del Secolo Ventunesimo è come ripromuovere la Rivoluzione Francese, puntando diretti sui privilegi dei nobili e dei signori. Diciamo che il vero salto di qualità lo compiremo mettendo in discussione i fabbricanti di morte, piuttosto che di salvavita, ovvero i mercanti delle armi che vivono di guerre e guerriglie, generando senza scrupoli disastri ad arte, ma tant’è. In questo momento, con la minaccia che l’egoismo vaccinale dei meno faccia esplodere, con la mega pandemia tra i più, mille perniciose variabili con tutte inimmaginabili conseguenze del caso, l’imperativo etico s’impone.
E allora? Allora siamo di fronte ad un formidabile segnale di avvio per una transizione etica dal tono biblico, una start up di straordinario fair play o di obbligata inversione della politica internazionale?
Diciamo che a noi la “notizia” deve interessare per quello che potrebbe comportare non tanto nel breve termine per l’emergenza sanitaria di interi continenti, quanto nel medio e lungo termine per il cambiamento delle strategie che potrebbero riguardare il clima, ovvero il rispetto universale dell’ambiente, piuttosto che quello della protezione delle etnie e dei territori, oggi insidiati dalla speculazione selvaggia, che li espropria e li spinge a migrazioni equivalenti alla piaga dello schiavismo, collegata al colonialismo, piaga dei secoli andati rimasta aperta e purulenta.
Dunque la “transizione etica” si paventa attraverso una presa di posizione del Presidente degli USA, che tocca interessi evidenti e importanti, ma apre la via alla pacificazione sociale, alla salvaguardia dei più deboli. Dunque, questo analogamente richiama la necessità non soltanto italica di una diversa sicurezza sul lavoro, una questione che s’impone senza se e senza ma, dopo l’ennesimo sacrificio di inermi, esposti al rischio, dovendo esercitare il più elementare dei diritti, appunto quello del lavoro. Adesso s’impone una reazione diretta, sempre senza se e senza ma, come capitò con Giacomo Brodolini, che volle fortissimamente lo Statuto dei Lavoratori, divenuto poi Legge nel 1970, sei mesi dopo la sua scomparsa. Non può esserci transizione digitale ed ecologica, non si può attuare il PNR con le sue implicanze di riconversione, di ristrutturazione e cambiamento del Paese, prescindendo dal radicale cambiamento in termini di sicurezza sul lavoro, quindi della mentalità di chi fa le regole e le deve far rispettare, come di chi se ne deve avvalere per proteggersi. Insomma, non c’è altra strada che quella di una formidabile transizione etica dell’intera collettività, senza confini e nessuno escluso.