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TRA IL LUSCO E IL BRUSCO DELLA TERZA REPUBBLICA


Ebbene sì, adeso forse ci siamo. Questa consultazione, tra referendum e comunali, con la gran parte degli elettori al mare a mostrar le parti chiare, ha dato risposte che suonano come grancassa. Intanto, è giunta la parola fine per l’abuso referendario e la pretesa che diversamente lo si legittimi con la formula del cinquanta per cento più uno degli elettori nazionali aventi diritto al voto e non dei votanti. Poi, la lievitazione della ragione a dispetto delle improvvisazioni, degli slogan da stadio e dei giochi di prestigio, comunque sopravvissuti al naufragio del governo gialloverde nel 2019. Adesso è chiaro che con le prossime elezioni politiche nulla sarà come prima. Molti dei parlamentari torneranno a vita comune, qualche partito verrà consegnato in via definitiva alla storia e qualche fenomeno da piazza inscatolato. Reddito di cittadinanza, navigatori e uffici di collocamento dovranno confrontarsi con emergenze reali e soluzioni concrete. Ai pensionati e gli anziani toccherà al solito una stretta di mano e agli sportivi magari la fascia da Sindaco. E il Governo futuro che verrà? A quello toccherà gestire le voragini lasciate dai bonus e l’inerzia del sistema impantanato nella mostruosa burocrazia, in cui è avviluppato il sistema. Comuni, Regioni e Ministeri, Enti delegati sono infarciti di regole e personaggi antitetici con qualsiasi ipotesi di cambiamento di passo, salvo la loro eradicazione. Chi avrà la forza e soprattutto la vocazione e il coraggio per una tale impresa epocale? Ecco, in questa fase, in questa breve pausa di riflessione, tra inflazione, guerra e post covid, bisognerebbe procedere con assoluta determinazione alla sostituzione di interpreti, orchestrali e spartito per un’opera prima che potrebbe essere anche ultima.

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