Nella Franco Califano Day, svoltasi ad Ardea lo scorso 19 settembre, oltre alla contestata intitolazione della Piazza a suo nome, si è presentata un’occasione di grande visibilità per il Comune di Ardea attraverso i media, che hanno largamente diffuso gli eventi collegati.
Nel Comune di Ardea , dagli anni novanta in poi, si sono trasferiti numerosi romani . Una terra combattuta tra la mancanza di servizi idonei alla vivibilità del continuo incremen to degli abitanti e la ricchezza di alcune bellezze naturali e monumentali come i Giardini della Landriana, il Museo Manzù, Castrum Inui . Anche il fratello e il nipote del Califfo erano cittadini ardeatini , suoi unici familiari, che lo avevano motivato nel farsi seppellire accanto a loro nella terra ardeatina. Per questo, il Comune dovette deliberare per la cittadinanza onoraria a Franco Califano , onde autorizzare l’inumazione nel cimitero comunale, perchè il regolamento cimiteriale accetta solo i residenti: il cantante ormai nella bara, in attesa di una sepoltura, fu suo malgrado con grande clamore protagonista della cronaca televisiva e dei media per mesi.
Quindi, con queste premesse, possiamo definire davvero Interessanti gli incontri e l’intimità dei racconti, che sono scauriti dal contatto con coloro che, trasferendo agli altri i ricordi soul di un’artista , aiuteranno ad illuminare immagini, storie e racconti trasfusi nelle composizioni di Franco Califano.
Con lui viaggiando in un flash back di aneddoti e particolari curiosità, di momenti vissuti con un Poeta, autore di sonetti , paragonabile al Belli.
Nell’occasione, per introdurci tra le memorie dell’artista, abbiamo incontrato Donatella Diana, Edoardo Vianello e Marco Sepe.
Donatella Diana è curatrice del Museo di Franco Califano, rimasta accanto all’artista accudendone la casa e gli impegni, i segreti e le quotidianità per gli ultimi dodici anni prima della sua morte. Così lei ha raccolto gli oggetti dall’abitazione destinandoli al Museo, attraverso la Fondazione Onlus dedicata all’artista , finanziata e gestita solo ed esclusivamente – sottolinea Donatella Diana– attraverso i lasciti dello stesso Califano e amministrata dal suo amico del cuore Antonello Mazzeo, che insieme ad un legale ne ha curato gli interessi professionali ed economici fino alla sua morte.
“La Sacerdotessa del Divino”, Donatella Diana. Così l’ho definita, poiché come una sacerdotessa continua a celebrae il Divino, nome che era stato attribuito da lei all’amico Franco.
Nadia: a lei il ruolo di curatrice del Museo, la casa eterna , così come lo era nell’abitazione dell’artista per ben 12 anni.
Diana . Lo chiamano Memorabilia più che museo, perché contiene curiosità, oltre a oggetti personali di Franco , un bignami di vita dell’ultimo appartamento , riprodotto in tre scorci all’interno dell’area della struttura del Museo Civico che il Comune, molto gentilmente, ci ha messo a disposizione .
Nadia : perché la scelta di Ardea per la sua sepoltura?
Diana: lo ha deciso in vita …di essere seppellito insieme a suo fratello e al nipote, residentI ad Ardea.
Ma il regolamento cimiteriale non prevede la sepoltura dei non residenti , così il Comune si è prodigato per conferirgli dopo il decesso, la cittadinanza onoraria e consentirgli il riposo eterno, ad Ardea appunto.
Nadia: qual’è stato il suo ruolo nella vita di Califano?
Diana: sono stata la curatrice della sua casa , ho cercato di stabilire nell’armonia casalinga un benessere , donando pienamente le mie energie . La generosità di Franco non mi ha mai fatto risparmiare nel dare ….
Nadia : Lei cucinava per lui , anzi aveva una ricetta un piatto preferito?
Diana: sì, amava la buona cucina, ma aveva una sua ricetta, un suo piatto che amava cucinare per gli amici e lo ha cucinato anche al Gambero Rosso poco prima di morire. Il piatto è Pasta tonno e cipolle, con 5 tipologie di cipolle, ventresca di tonno, vino bianco. Chiunque lo abbia assaggiato lo ha sempre definito squisito!
Nadia: tornando al museo o meglio al Memorabilia ci può anticipare programmi e obiettivi?
Diana: c’è la volontà di far conoscere Franco in tutti i ricordi che abbiamo a disposizione, soprattutto ai pellegrini che lo vorranno visitare sia alla tomba che nel museo. Spero e credo aumenteranno . Sono onorata di aver avuto da Franco la fiducia nel considerarmi un’amica, fra pochi che al massimo ne sono 15. Tra di noi una bella lealtà e verità.
Nadia: Quale lato reale si Califano l’ha colpità ?
Diana: Lui era incredibilmente Femminista..
Nadia: un suo verso in tal senso ?
Diana: “ Ti aiutero’ a crescere fino a che sarai più grande di me “. Lui era un uomo cucciolo, rimasto orfano dall’infanzia, con una grande generosità e volontà di aiutare a crescere qualsiasi creatura, che gli stesse a fianco, sia amico , che animale e non necessariamente con grado di parentela, anzi… Molto contestato dai fautori della famiglia unita , è stato uno dei primi a scegliere il divorzio in Italia. Gli sono stati accostati tanti giudizi affrettati o superficiali e anche per questo sosteneva che prima di disprezzare è necessario conoscere!
Nadia: torniamo al suo essere femminista. Questa sua considerazione su Franco Califano mi suscita altre curiosità…
Diana: sì lui era femminista nel suo ruolo di maschio , aveva anche scritto per fotoromanzi con la firma al femminile.
Nadia: quale, secondo lei, il messaggio più forte che ha lasciato Franco Califano?
Diana: sicuramente sul valore della libertà! Franco sosteneva che prima di disprezzare bisognava conoscere… Voleva sempre toccare con mano e dialogare, prima di esprimere qualsiasi giudizio. Lo ritengo un uomo giusto! Fortemente corretto. Mal descritto, spesso mal proposto.
Nadia: la sua mission continuerà all’interno del museo per far conoscere la vera anima dell’artista, quindi un museo “ soul “ di Califano?
Diana: sì, quello che avrebbe anche voluto lui. Ribadisco la definizione di cucciolo d’uomo, che ha vissuto, se vogliamo definire la sua vita, da naif , ma con la trasparenza e la lucentezza di un cristallo . Quando parlo di lui ho questa definizione cristallina. Stando attenta a come lo propongo per non sbagliare frase e descrizione per non cadere in interpretazioni errate. Lui era veramente ed è rimasto una farfalla!
Nadia: dopo la sua morte fisica , le sue energie , le sue canzoni , le sue musiche, i suoi testi, i suoi messaggi continueranno attraverso e non solo questo Memorabilia , mi viene di descriverla come una Sacerdotessa del Divino…
Diana: ho i brividi, perché dal primo momento che l’ho inserito nella mia rubrica, l’ho soprannominato il Divino .
Quindi, la denominazione Sacerdotessa del Divino ben mi si addice… sono orgogliosa di essere stata al suo fianco e anche le persone che lo ricordano, ivi comprese tutte le donne che lo hanno affiancato in affetti sentimentali di coppia e non , ribadiscono il grande affetto che hanno nutrito e nutriranno sempre per lui. Lui ha sempre voluto essere apprezzato, anche quando scrisse storie di fotoromanzi con pseudonimo femminile , per il suo ruolo di scrittore. la sua sintesi, la sua sensibilità la sua empatia lo hanno fatto affermare , divenendo credibile anche con con uno pseudonimo femminile. Lui ha cercato sempre la propria identità nei suoi scritti, nei suoi vari aspetti, anteponendo grandi livelli di sensibilità , umanità, dolcezza.
Nadia: Ultima domanda. Ripensando alle sue due identità artistiche sia maschile che femminile, lo riteneva una persona completa , universale, divina appunto ?
Diana: sì, sicuramente queste peculiarità lo avevano allontanato dal nucleo famiglia, poiché lui apparteneva a tutti e a nessuno!
Nadia Cantelli
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