Ma perché tagliare la testa proprio al topo, piuttosto che al toro, si chiederà qualcuno… Beh, la verità è che non lo so nemmeno io e bisognerebbe chiederlo a Nino Frassica, che negli anni settanta conduceva con me “Via Asiago Tenda”, uno spassoso programma su Radio Uno. Dunque, tagliare la testa al topo, potrebbe significare chiedere conto ai soloni della strategia sociale universale, finalizzata alla pace ed al benessere, al progresso ed allo sviluppo, se il divieto talebano per lo sport femminile è conciliabile.
Credetemi. E’ meglio partire da un assunto così paradossale, rispetto al disastro generale in corso, le cui conseguenze sono soltanto in parte immaginate. Ma perché, partire da una chiave di lettura apparentemente meno importante, rispetto ad economia, guerra e religione, nonché il terrore, che ormai non corre più sul filo, ma si avvale perversamente di ogni mezzo? Vedete, la componente femminile dell’umanità ha simbolicamente e sostanzialmente traguardato la parità di genere, accreditandosi non senza difficoltà, olimpiade, dopo olimpiade, dal 1900 (Parigi) in poi, passando addirittura per la sfida della francese Alice Milliat, che fondò la (F.S.F.I.) Federazione Sportiva Femminile Internazionale e organizzò i Giochi Olimpici Femminili in opposizione ai Giochi Olimpici a trazione maschile. Così i primi Giochi Olimpici Femminili si svolsero nel 1922 a Parigi ed ebbero un grande successo. Adesso, secondo il diktat talebano in Afghanistan, le donne devono tornare nell’ombra delle case, evitare di esporre il proprio corpo e di contaminare lo sport, esclusiva prerogativa maschile, come avveniva giusto duemilasettecentonovantasette anni fa il quel di Olimpia. Questa è la ulteriore pietra di paragone, con cui rischiamo di dover regolare il compromesso con il radicalismo islamico, non soltanto a Kabul e d’intorni, dopo la demenziale trattativa e l’inglorioso abbandono, senza remore, sul campo di armi, bagagli e popolazioni compromesse. Potrebbe sembrare esagerato, ma è proprio il rischio di dover consentire questo strappo, questa ulteriore violenza, che colpisce il mondo dello sport e il moderno olimpismo, che ci impone una ferma reazione. Lo sport si considera e deve dimostrare di essere al di sopra delle questioni di politica e di religione. Ecco, quindi, la necessità di tagliare la testa al topo, ovverossia che il CIO si pronunci – senza se e senza ma – sulla questione, perché, come scrisse non a caso il sommo Dante, caro Presidente Thomas Bach…
“O muse, o alto ingegno, or m’aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate.”