Non è soltanto il titolo del film americano, che nel 1931 vinse l’Oscar per la migliore fotografia e fece scalpore per il primitivo esotico polinesiano, appena velato da ghirlande di fiori, ma è sinonimo di uno status culturale e sociale che collide con l’antico, come col moderno, di una società che dovrebbe essere inclusiva ed invece manifesta la sua inadeguatezza e la sua asprezza ad ogni piè sospinto. Non abbiamo finito di piangere per Willy, che già abbiamo un’altra vittima sacrificale sull’ara della cieca e bieca violenza. Purtroppo, quel che per Publio Ovidio Nasone era il mitico frutto dell’amore tra Ermes ed Afrofite, trasmutato in androgino dal connubio con la ninfa Salmace, dopo millenni di abbrutimento culturale, per buona parte della nostra “moderna” collettività è ancora un tabù. La tragica morte di Paola Gaglione, in circostanze da vera tragedia greca, ci danno ulteriore motivo per chiedere a chi governa di affrontare concretamente temi e problemi che possono apparire decisamente scomodi e impopolari, secondo la massima che “non basta governare, ma bisogna averne il coraggio”.