Quando ho conosciuto Fabrizio Frizzi, con il fratello Fabio, nel 1987, mi occupavo delle cerimonie di apertura e chiusura dei Campionati del Mondo di Atletica. Poi venne Europa/Europa nel 1988-91, versione televisiva di Obiettivo Europa, che avevo condotto su Radio Uno cinque anni prima. Poi ancora le occasioni di Miss Italia, Miss Italia Sport, Miss Italia Fair Play a Montecatini e Jesolo, dal 2010 al 2013, con Patrizi…a Mirigliani e “ Un cuore per tutti, tutti per un cuore”, Patron Ivo Pulcini. Onestamente, l’effetto che mi fece, l’accostamento istintivo che mi sentii di fare da subito – tra quell’esuberante gentile giovanottone e il mondo dell’immaginario – fu quello con il personaggio fantastico di Superman, il fumetto, ma anche quello in carne ed ossa interpretato fa Christopher Reeve. Fabrizio era in permanente trasformazione di ruolo ed aveva pure il fisico. Le buone azioni non gli mancavano e la gente gli voleva bene. Adesso lo piangono in milioni, come avvenne con Mario Riva nel 1960 e prima ancora nel 1926 con il mito del “muto” Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi, in arte “Valentino”, fulminato a trentuno anni da una micidiale peritonite. Ora, però, oltre la gentilezza naturale e le sue qualità artistiche, emergono gli aspetti etici del suo essere e quel suo gran gesto. Aver donato il suo midollo osseo e la vita alla bambina undicenne veronese Valeria Favorito, diciannove anni fa, gli consente oggi di sopravvivere nell’anima e nel fisico, di rimanere tra di noi non soltanto nello spirito e nella memoria, di divenire esempio perenne di civismo e altruismo, di entrare di diritto nel Pantheon del Fair Play.