Presso la sala conferenze del Piano Terra di Villa Sarsina, si è svolto lo scorso 20 aprile, il quinto appuntamento della rassegna letteraria di incontri con gli autori promossa dall’associazione culturale “Trezeri42” “B000K on Tour 00042”. Ospite di questo incontro è stato il giornalista di Latina Lidano Grassucci, già caporedattore di “LatinaOggi”, direttore di TeleEtere e ora attualmente di www.latinaquotidiano.it, autore del libro “Riformisti e Patrioti, quel pezzo di Italia che manca”. Grassucci ha presentato il suo libro ad Anzio, insieme al moderatore Angelo Pugliese e all’addetto stampa dell’associazione culturale 00042, Giancarlo Calderaro.
Il giornalista pontino nel suo manoscritto, ben scritto e molto agile (edito dalla casa editrice, Libreria “Progetto Futuro” e acquistabile al costo di 15 euro), fa compiere al lettore, attraverso le emozioni, i ragionamenti e le riflessioni, un viaggio nella storia del Partito Socialista Italiano, che nasce nel 1892 e che di fatto “muore” cento anni dopo esatti, nel 1992, sotto i “colpi” della inchiesta giudiziaria del Pool della Procura di Milano guidato da Francesco Saverio Borrelli, che tutti conosciamo con il nome di Tangentopoli.
Grassucci ha poi sottolineato come, sebbene egli si ritenga (da un punto di vista “scientifico” non ideologico) un socialista “marxista”, non può che parlare bene invece di un Partito Socialista che sul nostro territorio nazionale è sempre stato connotato con un tratto riformista e che ha saputo contribuire alla crescita dell’Italia proprio per questa sua tendenza alla ricerca non di una lotta per un livellamento verso il basso, ma al contrario verso l’alto.
Nell’esposizione dell’autore sono così stati accennati i primi tempi dei socialisti italiani, quelli che fanno dire a Grassucci che in fondo il Psi è nato “per amore”, ovvero per il contagio intellettuale che Anna Kuliscioff propagò oltre il suo amore reale per Filippo Turati e Andrea Costa. Ma si sbaglierebbe a intendere il libro come un flusso di coscienza intimista. L’autore ha svolto (e lo ha detto durante l’incontro di Villa Sarsina) un lavoro di analisi sulla capacità dei leader socialisti italiani della seconda metà del XX secolo come Nenni, Lombardi e Bettino Craxi, di lavorare alla costruzione di una crescita progressiva delle classi proletarie non verso il basso, ma verso l’alto, attraverso le grandi riforme del primo centrosinistra. Riforme come la scuola media unificata, la nazionalizzazione della Rete Elettrica e le grandi opere infrastrutturali come l’Autostrada del Sole e allo stesso tempo nella capacità di attribuire al Psi la possibilità di rivendicare con orgoglio da sinistra l’aggettivo “patriottico” sia attraverso la riscoperta identitaria di Giuseppe Garibaldi che con l’atto di coraggio dal punto di vista di politica internazionale, che si può far risalire all’episodio di Sigonella, quando Bettino Craxi, nel 1985, a fronte di un accordo preso con l’Olp per la fine del dirottamento della nave da crociera “Achille Lauro”, si rifiutò di consegnare ai marines americani nella base statunitense presente sul territorio siciliano, gli autori dell’azione per evitare che si potesse dire che l’Italia avesse mancato della parola data.
Per Grassucci è difficile dire se nel prossimo futuro ci sarà ancora spazio per un socialismo riformista nel nostro Paese, ma di certo è necessario che lo spirito riformista non vada perso, specie in un tempo, come quello in cui viviamo, in cui prevale la dimensione politica degli algoritmi e dei mali di pancia che troppo spesso pregiudica la crescita del Paese.