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Stefano Colasanti, il pompiere eroe morto nell’esplosione sulla Salaria: la commovente lettera di un collega

Tra le vittime dell’esplosione del distributore di benzina in provincia di Rieti, lungo la via Salaria, c’è Stefano Colasanti, Vigile del fuoco da 21 anni. Aveva 50 anni, lascia una figlia, in quel tragico momento non era in servizio, non era nella squadra di soccorso intervenuta, era a lavoro ma stava trasferendo un mezzo in manutenzione: quando è passato davanti al distributore e ha visto la situazione, le fiamme che avevano iniziato a propagarsi, per spirito di servizio si è fermato per aiutare i colleghi intervenuti da Poggio Mirteto.

A ricordarlo, un collega dei Vigili del fuoco di Rieti che gli ha dedicato una commovente lettera:

«Ci sono interventi che sono più difficili di altri! Te ne accorgi quando dalla radio capisci che è in atto un intervento complesso, di quelli che richiedono calma, tenacia, sangue freddo e sudore.

Un intervento non assegnato a te, che in quel momento fai parte di un’altra squadra o sei in un’altra sede. Dentro nel frattempo ti sussurri, mai a me!; perché scalpiti, hai voglia di fare e ci vorresti essere tu.

Stai attaccato a quella radio, un po’ per capire cosa sta accadendo e un po’ per riconoscere dalle voci chi è presente così da riderci su con i colleghi, immaginandone facce ed espressioni.

Capisci poi che la cosa è grossa davvero e a quell’intervento parteciperai anche tu, così con le sirene a tutto spiano si va verso il luogo dell’intervento. Da quella radio, prima tanto amica, apprendi che qualcosa è andato storto e che diversi colleghi sono feriti, così dentro inizi a farti mille domande su come stanno, su come sta il tuo amico di viaggio, quello con cui hai iniziato e con cui hai condiviso, oltre che la casa, tutte le tappe di questo meraviglioso viaggio!

Arrivi sul posto e li percepisci cosa significa il termine apocalisse!
Un collega di Roma si avvicina e dice “uno dei vostri non ce l’ha fatta!”, in quel momento senti le gambe venire meno, il cuore alternatamente fermarsi e ripartire a 1000, chiedi “chi è?” ma il collega ovviamente non lo sa!

C’è la cisterna da mettere in sicurezza, cosi ti sposti e vai a fare la tua parte. Nel frattempo chiedi informazioni su come stanno tutti, ma nessuno sa niente e le poche informazioni non sembrano buone, ma con il magone in bocca continui a fare il tuo!

E’ Stefano quello che non ce l’ha fatta, lo stesso che avevi incontrato con giacca elegante davanti al bar mentre veniva in caserma per Santa Barbara, al quale ridendoci su hai detto ”forzaaaaa, vatte a cambia che è tardi!”, lo stesso che tutte le mattine ti chiedeva: “caffe?”, perché offriva sempre lui, lo stesso delle sigarette dalla finestra dopo pranzo.

Ci sono interventi più difficili di altri, alcuni sono interventi della vita a cui non devi avere la fortuna di partecipare, perché sai che la possibilità di non tornare a casa è altissima, come quello su cui tu ti sei incontrato e in cui, come chiunque altro che questo lavoro lo ha scelto, hai cercato di dare il massimo!

Hai dato troppo, lasciando lì il dono più grande di tutti…. la vita! Hai allontanato le persone e predisposto tutto per i colleghi che stavano arrivando, con grandissima professionalità, come sempre! Però l’intervento più difficile di tutti, lo hai fatto fare a noi, mentre lì in cerchio e attoniti provavamo a capire quale disegno c’è stato dietro a tutto questo, quando invece che sull’APS ti abbiamo dovuto far salire su un macchinone grigio, quando invece che con la mano molti ti hanno salutato con il segno della croce!

Il prossimo intervento difficilissimo sarà martedì quando insieme ai tuoi cari e all’Italia intera farai il tuo ultimo viaggio con la AS!

Onore a te Ste! Grazie per quanto hai dato a tutti, ora veglia su di Noi ad ogni intervento Sei un grande! Ciao Amico Nostro!»

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