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STANO VINCE, L’ITALIA NON PERDE

Stano vince, l’Italia non perde. Vi ricordate come finì nel 1988 ai Giochi di Seul? Alla fine, quando tutto sembra andato a catafascio, fece ingresso nello Stadio l’alieno Gelindo, l’ex “tapascione” Bordin, stravincitore della gara simbolo, la Maratona, salvifica sigla conclusiva di una storia tormentata, all’indomani di un trionfo pindarico dell’atletica italiana, come quello dei Mondiali di Roma 1987.

Ieri, il marciatore pugliese Massimo Stano, sulla nuova distanza dei 35 chilometri, ai “Mondiali di Atletica” di Eugene, ha confermato con il suo gli ori olimpici di Tokio, ha dato continuità all’idea che le discipline basate sul sudore e la fatica, sulla capacità di gettare il cuore oltre il traguardo, conservano il loro fascino, ma soprattutto il loro valore metaforico ed educativo rispetto al complesso percorso della vita, quello che attende ognuno di noi. Peraltro, Stano conferma la vocazione pugliese per la marcia, quella che a Barletta, dalla scuola di Puttilli e Marchisella, con l’AVIS, generò il paradosso di Pietro Mennea, la Freccia del Sud, mancato marciatore, ma sprinter supremo.

Così, il nuovo alloro di Stano sottolinea che stare con i piedi per terra, esercitare il movimento più naturale e salutare che ci sia concesso, può essere considerato anche una fantastica opportunità di sport per tutti, unica e ripetibile, da consigliare per ottenere una migliore qualità della vita. “Camminare di più per stare meglio” potrebbe essere una straordinaria iniziativa a bassissimo costo per la stessa “SPORT E SALUTE”, che dovrebbe estendere la sua missione ai restanti quaranta milioni di italiani, poco o per nulla “motoriamente” attivi. In definitiva, se Massimo Stano vince rinnovando una gloriosa tradizione, l’Italia non solo non perde, ma con lui riafferma l’ottimismo della volontà e l’orgoglio tricolore, come puri sentimenti, quelli di cui adesso avvertiamo l’estremo bisogno.

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