Il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, con l’Ufficio per lo Sport della PCM e il supporto di Sport e Salute, sta mettendo a punto i decreti attuativi della Legge Delega per lo Sport, già approvata nelle grandi linee lo scorso anno e firmata dal Presidente Mattarella l’8 di agosto. Queste le mie riflessioni e suggerimenti, posto che sono passati trentotto anni dalla Conferenza Nazionale sullo Sport, che fu organizzata con grande impegno dal Ministro Nicola Signorello nel novembre del 1982 e cui presi parte tra i millecinquecento delegati esaustivi di tutti i profili allora coinvolgibili per una Legge di Riforma dello Sport, con risultati assolutamente validi, ma purtroppo poi non approdati all’attesa svolta. Adesso, siamo di fronte ad una opportunità non così radicale, ma sostanziale nella filosofia che vorrebbe lo Stato occuparsi dello sport come salute, come educazione e come fattore di mediazione e crescita sociale, quindi come grande opportunità culturale, formativa, economica e di sviluppo del concetto di appartenenza basato sui principi del rispetto delle regole e delle parti in campo. Pertanto, la forte connotazione riformista, di un concreto cambiamento non dovrebbe prescindere da un assunto che parta dall’inserimento nella Costituzione Italiana del diritto alla pratica dello sport, come opportunità tra le libertà garantite, come occasione formativa, di sana occupazione del tempo libero, ponendone la cura tra le priorità di Governo del Paese, in forma coordinata rispetto alle competenze di diversi Dicasteri ed Enti Amministrativi Nazionali e Locali. Come è noto, chi opera attraverso le Associazioni Benemerite è in genere espressione e risultanza di percorsi esperienziali lunghi e complessi, che vanno ben oltre le formali aree di competenza e delle ragioni sociali delle singole diverse Associazioni. In genere al vertice e nella particolare tessitura di queste Associazioni si trovano tutte le competenze, che meglio andrebbero convertite in beneficio assoluto per il lavoro degli organi in attività e che verranno definiti, quindi se ne dovrebbe prevedere l’inserimento in commissioni permanenti di lavoro, piuttosto che in liete occasioni d’incontro assembleare anche di profilo istituzionale. Questo potrebbe comportare scelte più appropriate e naturalmente condivise per le linee guida del lavoro comune da svolgere. L’azione sportiva, com’è noto, si svolge prevalentemente attraverso la rete insostituibile degli animatori, dei tecnici e soprattutto delle figure dirigenziali ricoperte da quadri volontari, creatori e custodi del movimento e il cui insostituibile apporto conferisce un valore incalcolabile al patrimonio dell’associazionismo sportivo, cui andrebbero riservate particolari attenzioni e riconoscimenti, agevolazioni e forme di tutela. Altro discorso è quello che riguarda i professionisti, come i “Laureati in scienze motorie” , gli specializzati dalla Scuola Nazionale dello Sport e dalle Università con master dedicati, posto che il loro impiego nei diversi settori dell’istruzione, nel wellness, nel turismo, nel sociale, nel riabilitativo o nei vari campi del gestionale, dell’organizzativo e dell’amministrativo sono irrinunciabili. Mentre diversa considerazione meritano gli addetti alla cura degli sportivi professionisti, attori dello spettacolo sportivo inteso come business, come agenti e procuratori, figure che hanno a che fare con le competenze tipiche di un ramo delle professioni. Molto importante, nell’ambito della sostenibilità ambientale, direttamente riferita alla salute, con riguardo all’impiantistica in gran parte realizzata antecedentemente al 1993, l’accertamento della presenza di amianto, abbinato ad un protocollo ed un piano di opportune bonifiche e risanamento, inibendone l’uso temporaneo o diversamente. Che si agevoli esclusivamente ed in modo significativo l’attività motoria e sportiva promozionale e certificata senza alcun fine di lucro, con la semplificazione amministrativa-contabile. Alcune delle attività delle Associazioni Benemerite sono riconducibili ad un sistema internazionale e ad esperienze consolidate, che meriterebbero di essere conosciute, onde farne direttrici strategiche per obiettivi condivisibili nell’Europa Comunitaria, così come ad altre realtà collegate nel bacino mediterraneo, come di carattere intercontinentale. A tal riguardo, appare paradossale che centinaia di quadri dell’associazionismo italico operino nella più assoluta libertà strategica ed autonomia, fatta di solitudine e di risultati parziali, quando diversamente se ne potrebbe trarre grande beneficio, peraltro con ottimizzazione dei risultati sotto tutti i punti di vista. La funzione sociale dello sport ha un profilo che sostanzialmente prescinde dall’alto livello, anche se da questo trae spinta emulativa atta a orientare la scelta di una pratica in cui l’ambizione agonistica può essere relativa. Lo Stato dal 1927 ha scelto di sostenere direttamente il livello olimpico dello sport, orientando gli uffici competenti del CONI e delle Federazioni Sportive a lavorare nella logica della specializzazione che adesso è peculiarità delle stesse FSN, dei Centri Sportivi Militari e del CONI – Preparazione Olimpica. Francamente appare inadeguata l’dea di una regolamentazione che punti su formule che garantiscano burocraticamente parità di genere e avvicendamenti, piuttosto che l’applicazione del principio meritocratico, che mantenga alto il livello a prescindere, salvo palesi conflitti d’interesse formale e sostanziali per ragioni parentali, politiche o di natura illegale. In particolare, per quanto riguarda le Associazioni Benemerite che, salvo eccezioni, non dispongono di personale stipendiato e di importanti budget di spesa, il problema è semmai quello di dotarle di strumenti adeguati affinché possano esprimere al massimo le loro potenzialità. Per questo, obiettivi finalizzati condivisi e relative roadmap con processi trasparenti e partecipati non possono che agevolare il compito delle task force di Governo e gestione dello sport, con significativo contribuito degli stakeholders. Per quanto attiene al ruolo delle Associazioni Benemerite, le cui caratteristiche ed il ruolo potrebbero essere suscettibili di riconsiderazione, occorre affidare competenze, obiettivi finalizzati al progetto generale di crescita per qualità in quanto naturali depositarie dei valori certi quindi in grado di impegnarsi sul delicato fronte etico-culturale, peraltro sguarnito per la prevalente dedizione ad obiettivi di natura agonistica e organizzativa di eventi. Diversamente, le motivazioni profonde legate alla tradizione ed alla storia dovrebbero dare ruolo sostanziale proprio alle Associazioni Benemerite. A tal riguardo, va ricordata la scarsa cura dei beni culturali, sportivi, degli archivi storici, della difficoltà gestionale in cui versa la Biblioteca Nazionale dello Sport e della totale assenza di un Museo Nazionale dello Sport Italiano, che della memoria storica e dei beni culturali di riferimento ne faccia una opportunità di sviluppo, anche economico, associato al turismo. Garantire il diritto alla pratica motoria e sportiva, significa eliminare alla radice ogni forma di esclusione e discriminazione, contrastare senza riserve ogni forma criminosa e illegale che attenti alla credibilità dei principi su cui si fonda l’ideale sportivo e diversamente intercettare la domanda di decine di milioni di cittadini interessati ad una diversa e migliore qualità della vita e non soltanto sostenere i sottostimati quattro milioni di praticanti dello sport di base. Quello che deve essere tutelato e assistito è lo “sport di mezzo” che è generato dal crescente spontaneo movimento di cittadini che decidono autonomamente di scegliere la via della salute attraverso la libera attività fisica. Lo Stato, nelle sue diverse articolazioni sociali e sul territorio deve preoccuparsi di fornire opportunità di tutela, affinché il risultato di questa dinamica evolutiva sia assolutamente positivo e si traduca in più salute ed economia di scala, con meno costi per la sanità e maggiore coesione civica, con positive ricadute sul territorio in materia di sicurezza e sostenibilità ambientale, oltre che sociale. Infine e non ultimo, attivare proprio con il concorso delle Associazioni Benemerite una grande azione di profilo formativo, che valorizzi al massimo la qualità dell’offerta sportiva, anche per quanto riguarda il ruolo dei volontari che, nella formula “fair play”, potrebbero essere qualificati professionisti – disponibili per scelta – nella liberalità di un apporto gratuito da potersi riconoscere moralmente e sostanzialmente con titoli di merito e crediti da normare, con particolare attenzione a prevenzione e sicurezza, a partire dall’uso con competenza dei defibrillatori.