Ieri a Montecitorio è andata in scena la rappresentazione esemplificativa di una situazione che ci ostiniamo a rifiutare, a rimuovere, a voler considerare un sassolino nella scarpa, mentre si tratta di un autentico macigno. Non abbiamo finito, anzi abbiamo appena iniziato a discutere sul mancato match tra Juve e Napoli, causa COVID e non solo, che è andata in malora addirittura la votazione alla Camera sul decreto d’urgenza della PCM, relativo ad aggiornamenti sulla sicurezza , sempre causa COVID e non solo. Intanto, dall’INPS a Sport e Salute, si addensa il lavoro straordinario per bonificare Cassa Integrazione e BONUS. Per lo sport, si tratta di quelli di giugno, con una tempistica legata alla disponibilità di cassa determinata dalle erogazioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Oggettivamente, nonostante la buona volontà, stante il prevalere dell’emergenza, ad oggi siamo in attesa di notizie certe per l’immediato futuro, dal Progetto Generale per il Paese, ai Decreti attuativi per la Legge sullo Sport, firmata da Mattarella sin dall’otto agosto dello scorso anno. Rinvii olimpici a parte, per quanto riguarda il sistema sport, si avverte l’esigenza di uscire da un clima d’incertezza e provvisorietà, cui ogni organismo (Associazioni, Federazioni, Enti e Benemerite, CONI e la stessa Sport e Salute) supplisce nel suo ambito, con la propria autonomia organizzativa e tecnica, con la propria creatività promozionale, senza avere però una visione certa, un punto definito dell’orizzonte su cui orientarsi, posto che, distanziati o meno, lo straordinario fenomeno sociale dello sport continua a svilupparsi e ad autoalimentarsi, anche a tribune vuote. Francamente, si comincia ad avvertire la necessità di un confronto più diretto, di nuove occasioni ufficiali e formali, in cui poter esprimere opinioni e fornire ancora suggerimenti a chi è al pezzo e lavora su provvedimenti, che rischiano di essere condizionati e magari superati dagli accadimenti di questo periodo non breve, ma pur sempre fuori dell’ordinarietà, cui dovremo di nuovo approdare a tempo debito. Il timore è che troppe risorse “pro soccorso” vadano distolte dagli investimenti strutturali, di cui il Paese abbisogna anche nel settore dello sport, soprattutto se inteso come opportunità di crescita della qualità della vita. Proviamo a dirottare gli investimenti su di una impiantistica, adeguata e bonificata da amianto, in una economia di scala che metta in sinergia tutte le strutture scolastiche, pubbliche e private per un uso inclusivo, esaustivo del principio per cui la pratica motoria e sportiva sia un diritto per tutti. Proviamo a scardinare i cancelli che bloccano da settant’anni attività motoria e sport nella scuola primaria, lasciando a spasso una risorsa speciale come quella di decine e decine di laureati in scienze motorie, che potrebbero fare da subito la differenza per le generazioni, ulteriormente afflitte dall’obesità in questa fase virale. Proviamo ancora ad alzare l‘asticella dello sport attraverso scelte d’indirizzo culturale, gettando le basi per centri studi, biblioteche e musei sul territorio, salvo gettare da subito le basi per un nostro Museo Nazionale/Internazionale della Storia Universale dello Sport, nella consapevolezza che in tempi non biblici l’obiettivo potrebbe essere realizzato. Aggrediamo il tema dei finanziamenti necessari, valutando seriamente i flussi da movimento sportivo, intesi come attività nei e tra i territori, capace di generare opportunità di turismo collegate e da ampliare attraverso provvedimenti che le agevolino e le colleghino a peculiarità culturali e ambientali, della storia e della tradizione, del commercio, che non dovrebbero più essere trascurate o addirittura ignorate. Dunque lo sport come fattore di crescita culturale, economica, sociale, quindi educativa e del livello di salute degli italiani. Ecco, per cui, soffermarsi sul disarmante stato dell’arte, anche per lo sport è importante, anzi indispensabile, per capire che diversamente non si va lontano, piuttosto che da nessuna parte. Infine, cogliamo l’occasione del “sessantesimo” di Roma 1960 per richiamare una fase della nostra storia, in cui lo sport ebbe un ruolo trainante per la rinascenza e lo sviluppo del Bel Paese, dopo il disastro della Seconda Guerra. Per cui, dopo un passaggio sul tema dell’urbanistica olimpica, venerdì prossimo, con un Evento promosso da SCAIS, il 30 ottobre, con il Comitato Nazionale Italiano Fair Play, nel Salone d’Onore e nello Stadio di Domiziano (dal 3 novembre) la fiamma dei XVII Giochi tornerà ad ardere con “IL DOVERE COMPIUTO, Mostra, Conferenza e FAIR PLAY DAY dedicati alla memoria di Marcello Garroni, che di quell’irripetibile Evento fu il Segretario Generale.