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Editoriale

SILVIA, ANDREA, ILARIA E IL VALORE DELLE SCELTE

Mi chiedo sempre il perché e il come di quel che accade, a cominciare da quel che mi riguarda. Occorrerebbe farlo sempre, ma non è semplice, né comodo, come nel caso di tre italiani drammaticamente coinvolti in accadimenti in terra d’Africa. Intendo riferirmi ad Andrea Millevoi, Ilaria Alpi ed a Silvia Romano, figure che sono emerse in condizioni diverse dalla nube tossica, che avvolge ormai da decenni quella che fu colonia italica e che per un lungo periodo, prima del caos definitivo, mantenne con noi rapporti amicali e di empatia culturale, la Somalia. La guerra civile, l’imbarbarimento, il precipitare in un orrido senza fondo era passato per sanguinosi episodi, la missione umanitaria IBIS, in cui il primo tributo di sangue era toccato, nel 1993, al ventunenne sottotenente dei Lanceri di Montebello, Millevoi, decorato con medaglia d’oro al valore militare e figlio dell’amico velocista degli anni sessanta, Elvio. Poi, un anno dopo, sempre a Mogadiscio, l’agguato e l’assassinio della tretatreenne Alpi, giornalista inviata della RAI e testimone scomoda di una situazione di traffici imbarazzanti, divenuti nel tempo il sale indispensabile per arricchire una pietanza irrinunciabile, seppure indigesta, come quella dello smaltimento dei rifiuti super tossici di mezzo mondo nella ex terra promessa. Ecco, per cui, il concetto indefinito ma parametrabile di “valore delle scelte”, rispetto al quale vale la pena di ragionare. In conclusione, per una volontaria di Africa Milele, la venticinquenne Romano, liberata sempre nei pressi della Capitale somala, sarebbe finita bene, dopo un anno e mezzo di sofferta prigionia itinerante, iniziata in Kenya con un rapimento per mano di manovalanza criminale e conclusa a trenta chilometri da Mogadiscio, nella disponibilità dei fondamentalisti di Al Shabab, ma sembra che, oltre al prezzo milionario del riscatto pagato per intermediazione di intelligence italo-turca, la nostra connazionale abbia mutuato una conversione religiosa durante la prigionia. Dunque, a fronte delle scelte professionali ed ideali di Andrea, Ilaria e Silvia, diversi gli sbocchi ed i prezzi pagati sul campo, a dimostrazione che ognuno di noi, nell’ascoltare il richiamo della vocazione, se ne nobilita coerentemente il senso, finisce comunque per pagare un prezzo. Questa è la morale, care ragazze e ragazzi. Morale che ci deve fare profondamente riflettere, nel bene e nel male, perché purtroppo l’eroismo e lo stoicismo, che potenzialmente sono nell’animo di ognuno di noi, spesso vengono annegati, sommersi dall’ipocrisia, dalla retorica di comodo e da altrui retropensieri. Per questo, attenzione alle proprie scelte, a quelle di valore assoluto e in particolare a quelle fatte con il cuore.

 

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