Il discorso del Presidente Mattarella, ieri, non ha lasciato scampo. Il tono era quello rappresentativo di uno stato dell’arte che non riserva più spazio alla immaginazione, se non nel surreale di quelle ore che precedono e conseguono il passaggio della mezzanotte, l’avvento formale di un anno nuovo, il 2019, che avrà ben poco da offrire, nella sostanza. Onestamente, ho avuto finanche il dubbio che la palese riduzione di fuochi pirotecnici e botti fosse dovuta ad un improvviso rinsavimento, piuttosto che alle saccocce vuote, degli italici, popolo dal nobile antico blasone, ormai incline alla rassegnazione per via di un destino cinico e baro. Così, al grido di “ Bamboli non c’è un euro! ”, facendo il verso ad uno storico titolo del varietà televisivo anni settanta, ci siamo euforizzati nel limite del possibile, tra dubbi e speranze, mentre da Matera, oggi e per i prossimi 365 giorni, Capitale Europea della cultura, giungevano suggestioni giusto all’insegna di una effimera sobrietà, acuti del Volo a parte. Volete avere una idea parametrica di quel che ci accingiamo a fare per raschiare fino in fondo il bidone riservatoci dal tempo, nel senso del quarto di secolo buio, in cui siamo stati precipitati, nostro malgrado? Bene, prossimamente lo Stato venderà all’asta per almeno un miliardo di euro, quanto rimasto negli archivi e nei magazzini delle carte valori. Non le vecchie gloriose lire, che pur hanno oggi una quotazione collezionistica di molto superiore all’equivalente in euro, ma proprio loro, sì i vecchi francobolli ormai desueti e sopraffatti dalle volatili email. Così, tutti quelli che sono andati in pensione, avendo investito per anni in raccolte fatte di presunte rarità e che hanno pagato fior di bigliettoni il celebrativo della Repubblica Romana, piuttosto che l’errato “Gronchi Rosa”, se avevano ancora una speranza di realizzo o di rientro, adesso rischiano di veder svanire il gruzzolo gelosamente conservato nei vecchi classificatori, diciamo in un amen. Mentre mi chiedo chi possa ancora nutrire folli passioni filateliche, nell’epoca dello smanettamento su tastiere di ogni tipo, torno al Presidente Mattarella, che ha sentito il bisogno di sanzionare l’idea di tassare la bontà, altro limite valicato per disperazione, mentre il degrado ovunque non fa sconti. Tutto questo, per affermare e giurare che comunque coesi andremo avanti, nella relativa consapevolezza che quel bidone che continuiamo a raschiare qualcuno ce lo ha rifilato. BUON ANNO A TUTTI !