Stanno commuovendo il mondo, le ultime parole di Alexander Prokhorenko, che ha diretto su di sé gli aerei russi per evitare di farsi catturare dalle forze nemiche dello Stato islamico che, a vista delle rovine di Palmira, lo avevano ormai circondato.
Confesso di essermi fortemente emozionato di fronte al gesto del venticinquenne incursore russo, che ha concentrato su di se ed i suoi avversari il fuoco amico, nella consapevolezza di morire per la salvezza dell’antica Città e tutto ciò che simbolicamente rappresenta nella storia universale. L’ho associato al pensiero che nell’agosto scorso ebbi per Khaled Asaad, l’archeologo custode di Palmira, da sempre crocevia delle culture, dei commerci e delle guerre, dunque nel bene e nel male. Un pensiero alla mitica Regina Zenobia, donna di straordinaria fierezza, trascinata in catene per tutto l’Impero, dopo essersi ribellata a Roma. Infine, ancora una riflessione: il gesto di Alexander fa il paio con quello del nostro Enrico Toti, un grande sportivo, di cui stiamo riscoprendo le tracce fin dentro la centenaria “Audace” ad un passo dal Colosseo. Credetemi, con questi personaggi si percepisce in modo davvero chiaro, che non si diviene mai eroi per caso e come scriveva Bertolt Brecht, nella sua “Vita di Galileo” ,: “Disgraziato il paese che non ha eroi!”, “Felice il paese, che non ha bisogno di eroi!”.
Ruggero Alcanterini