“SACCHETTI MONOUSO: IL MIGLIOR RIFIUTO È QUELLO NON PRODOTTO”
Come già vi avevamo anticipato questa estate, dal primo gennaio è scattato nei supermercati il divieto di usare i sacchetti ultraleggeri di plastica, quelli che servono a pesare la frutta o a incartare formaggi e salumi in favore di quelli biodegradabili. Fin qui è l’ attuazione di una direttiva europea che ha uno scopo condivisibile da noi sempre sostenuto: ridurre il consumo di plastica e il suo impatto ambientale, rendendo obbligatori i sacchetti con almeno il 40% di componente biodegradabile. Tuttavia, nel virtuosismo dell’azione si nasconde un meccanismo diabolico: non solo i sacchetti possono essere per più di metà ancora composti di plastica, vanificando quindi la bontà del proposito, ma ai supermercati è vietato regalarli ai clienti e non essendoci una regolamentazione del prezzo, e’ facile aprirsi a speculazioni. Infatti, inizialmente, i sacchetti saranno venduti in media a due centesimi l’ uno e
secondo alcune stime si calcola che ne consumiamo ogni anno almeno 20 miliardi… Potenzialmente dunque, è un business da 400 milioni di euro l’ anno. Il tutto contornato da un precetto e una sanzione: una multa salatissima per chi regala i sacchetti ed il divieto di riciclare gli stessi. Inoltre, per motivi igienici e di taratura delle bilance non è possibile portarsi da casa borse o contenitori di tipo diverso che finiscano a contatto diretto con gli alimenti e con le bilance. Dunque, se non posso portarmeli da casa e non ho altre alternative che usare quelli forniti dal supermercato, il disincentivo del pagamento, obbligatorio per legge, non può che scoraggiare il consumo ricadendo nello stereotipo che fare del bene all’ambiente danneggia l’economia! E allora sorge una domanda: chi ci guadagna davvero? Perché l’ambiente è contento solo a metà… Da sempre noi incoraggiamo i nostri seguaci e sostenitori ad alimentare il mercato del km0 comprando dai coltivatori diretti o ortofrutticoli che usano sacchetti di carta 100% riciclabili, utili anche per il compostaggio.
Questo per ribadire che, a fronte dell’astrattezza delle belle parole, spetta sempre a noi FARE il primo passo per l’alternativa realmente sostenibile.
Fare Verde