Non illudiamoci, il breve calo delle temperature registrate nel week end non fa testo, l’anticiclone africano non molla la presa sull’Italia, anzi dopo la breve parentesi di aria più fresca del week end, andrà estendendosi anche sul resto dell’Europa, un po’ come accadde nel 2003 quando fu registrata l’estate più torrida di sempre. Quindi il gran caldo tornerà già da martedì prossimo ad opprimerci con temperature ancora in aumento soprattutto al centro nord
sul versante Tirrenico. In alcune località del nord e del centro si toccheranno i 38°C. Possibili violenti temporali di calore nelle zone a ridosso dei rilievi alpini e appenninici. Tanto Sole ed afa in pianura.
Inevitabili i malori da caldo che si verificheranno nelle grandi città che di per sé sono già isole di calore ( ad esempio il centro di Roma, rispetto alla campagna limitrofa solitamente fa registrare 2 o 3°C. in più). Chi ha problemi di salute relativi al troppo caldo consigliamo di “fuggire” qualche giorno in montagna.
Piani d’intervento urgenti in caso di situazioni climatiche letali
di Filippo Mariani
Per Accademia Kronos questa ondata di calore di fine primavera non è qualcosa di eccezionale, è l’inizio di una situazione climatica che caratterizzerà in futuro le stagioni del nostro Paese. Noi di Accademia Kronos questa situazione purtroppo l’avevamo da tempo prevista, ancora prima dello studio del 2007 dell’IPCC e avevamo anche individuato delle soluzione per tutelare la salute dei cittadini.
Nel 2007 l’IPCC ( Intergovernmental Panel on Climate Change, ossia: Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico dell’ONU ) pubblicò uno studio sugli scenari futuri relativi al bacino del Mediterraneo. Quanto pubblicato da quello studio fu subito coperto da scetticismo da parte dei soliti saccenti e “amici” dei petrolieri (oggi diremmo di Trump). Per quest’ultimi lo studio dell’IPCC rappresentava solo proiezioni fantasiose e prive di concretezza. Oggi questi personaggi non ridono più!! Ecco in sintesi cosa diceva questo studio: – in Europa meridionale e centrale, prevedeva un aumento delle temperature estive superiori alla media, una diminuzione delle precipitazioni annuali (ma senza la riduzione degli eventi estremi) e un aumento del rischio di eventi siccitosi e delle condizioni di stress idrico per la vegetazione. In particolare descriveva un Mediterraneo
“bollente” in estate e “tiepido” in inverno, con conseguente aumento dei fenomeni siccitosi primaverili ed estivi e con l’inesorabile affermazione di predeserti in Spagna e in Italia meridionale, nonché la distruzione dei boschi causata da stress idrico e da incendi disastrosi. Oltre questo, lo studio, riferendosi all’Italia, prevedeva un tracollo economico terrificante nel comparto del turismo estivo marino causato delle alte temperature e dei mari infestati da meduse e alghe tossiche che sconsigliavano i turisti di andare in spiaggia.
Per fortuna, dopo la parentesi della drammatica estate del 2003, nel nostro Paese i periodi estivi sono stati in un certo modo accettabili, ma, secondo gli esperti questi periodi di caldo sopportabile rappresentano un’eccezione, la regola invece è quella che stiamo vivendo in questi giorni. Se questo è il quadro climatico sul quale dovremo fare i conti in futuro, in estate, invece di andare in Versilia o nel Cilento ci converrà andare in Norvegia o lungo le coste della Scozia. A parte le battute, ci auguriamo che i nostri attuali politici prendano coscienza della situazione e comincino seriamente a prevedere “piani B” per evitare le conseguenze negative all’ambiente naturale, all’economia e alla salute dei cittadini determinate dal disastro climatico previsto dall’IPCC.
Se questa situazione meteo dovesse essere la regola in futuro, dovremmo cominciare a rivedere molte cose non solo generali, ma anche di comportamento individuale.
Nel comparto agricoltura si dovranno rivedere profondamente metodi di coltivazione, difesa da stress idrico, attacco di parassiti, ecc. L’agricoltura tradizionale dovrà essere riconvertita con una più idonea capace di reggere le grandi ondate di calore e i lunghi periodi siccitosi.
Per i nostri boschi servirà una politica diversa, non solo attrezzandosi per spegnere gli incendi, ma soprattutto per prevenirli.
Sarà necessario porre una particolare attenzione alla salute pubblica minacciata non solo dall’eccessivo caldo, ma anche da nuove malattie trasmesse dalle zanzare tigre ( anche queste un “regalo” dei cambiamenti climatici) come la chikungunya e la tanto temuta febbre del West Nilo. Sarà necessario dare informazioni mirate alla popolazione al fine di evitare di essere punti da insetti portatori di agenti patogeni.
In questo quadro, già previsto dagli scienziati anni fa, ma che ora temiamo si stia concretizzando, noi di Accademia Kronos temiamo che i nostri politici attuali non siano all’altezza della situazione, pertanto l’Associazione fa un appello agli esperti nel settore per organizzare al più presto possibile un summit specifico capace da una parte di dare giuste informazioni e dall’altro di formulare soluzioni.
PIANO DI EVAQUAZIONE
All’indomani dell’estate più calda di sempre del 2003, che causò in tutta l’Europa più di 75.000 decessi, Accademia Kronos elaborò un piano, che battezzammo “Salva Clima”, che prevedeva, in caso di straordinarie e prolungate ondate di caldo africano capaci di rendere difficile la vita soprattutto nelle grandi città italiane, di portare anziani, bambini e persone meteo-sensibili, in aree di montagna con temperature più sopportabili. I dirigenti di Accademia Kronos avevano anche previsto, dopo una serie di incontri con l’Ambasciata Svedese a Roma, di trasferire cospicui contingenti di persone a rischio in aree scandinave comunque più fresche. Oltre a ciò i dirigenti di AK avevano abbozzato una sorte di mappa italiana dove erano stati individuati ostelli, alberghi di montagna e piccoli paesi alpini dove potersi rifugiare.
Ogni comune di pianura, potenziale vittima dei picchi di caldo afoso, avrebbe dovuto organizzare un team di pronto intervento capace di trasportare celermente con pullman o con i treni cittadini sensibili al caldo torrido in aree più fresche già individuate; zone dove in precedenza erano stati stipulati accordi con i gestori delle strutture ricettive.
Il comune, aderente al progetto “Salva Clima”, avrebbe dovuto informare i cittadini di questa opportunità e insieme ad una equipe medica redigere un elenco dove segnare le persone a rischio climatico. Una serie di manifesti e altri sistemi di comunicazione pubblica avrebbero dovuto indicare la procedura per essere inseriti negli elenchi “Salva Clima”. I costi dell’operazione sarebbero andati in parte a carico degli enti pubblici ed in parte a carico delle stesse persone inserite negli elenchi.
Un progetto completo e dettagliato, con esempi anche di località dove andare a rifugiarsi lontano dal caldo killer. Questo progetto tra il 2004 e il 2005 fu presentato al Ministero della Salute, trovò inizialmente un certo interesse, ma poi, come spessissimo accade in Italia, fu ignorato. Le estati successive poi non furono più drammatiche come quella del 2003 e, quindi, si pensò che tale progetto “Salva Clima” fosse inutile. Ma oggi se queste sono le premesse per un’altra estate tipo quella del 2003 il nostro progetto “Salva Clima” potrebbe servire a salvare qualche vita, quindi Accademia Kronos proverà ancora una volta a presentare il progetto al Ministero della Salute e ad altri enti istituzionali….. poi staremo a vedere.
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