A pensarci bene, questa storia della Brexit si sta rivelando come una preziosa occasione, una straordinaria cartina di tornasole, per capire quanto la mitica UE sia una sorta di gabbia burocratica, piuttosto che l’esaltazione di ideali condivisi. Si dice e si scrive, attenzione che i calciatori inglesi rischiano di divenire extracomunitari e che il mercato del professionismo sportivo, piuttosto che quello dell’arte potrebbero risentire del cambiamento, come per passaporti, patenti auto, assicurazioni, import-export… In realtà, i veri problemi avvertiti come detonatori del voto a favore dell’uscita , quelli dell’accoglienza dei milioni di rifugiati afroasiatici e della moneta Euro, agli inglesi, già fuori dallo “Schengen”, dispensati con un “opting out” dall’immigrazione incontrollata e attaccati alla loro sterlina, non li toccavano proprio. E allora? Allora, anche parlando delle conseguenze sul progetto Erasmus, piuttosto che sulla cooperazione per la ricerca scientifica o gli orribili format-polpettoni televisivi, che ci unificano sull’Isola dei Famosi, piuttosto che nel Ballando con le Stelle, rimane per noi inquietante un unico vero quesito: ma stiamo facendo tutto questo per realizzare gli Stati Uniti d’Europa e stabilizzare la pace continentale per sempre, oppure ce la vediamo tra banchieri ed esperti di borsa o in Commissione con i “super legulei” della burocrazia Europea ? Comunque, questa sera, noi italiani ci giochiamo a palla il diritto a rimanere in Europa, in appena un’ora e mezza. In questo caso ci tocca la Spagna, ma ricordiamoci che Francesco Guicciardini , appena cinque secoli fa, a fronte dello scontro franco-iberico per la conquista del Nuovo Mondo, nella incertezza della lotta, coniò il detto ” Franza o Spagna, purchè se magna ! “.
Ruggero Alcanterini