Muore l’immenso Giorgio Albertazzi e la RAI annuncia la cancellazione delle “Signorine Buonasera”, quelle che simbolicamente ci hanno reso la vita meno amara per una settantina di anni. Giorgio, che aveva tanto amatole donne e che da loro aveva tratto la parte nobile delle sue energie, la capacità straordinaria di rappresentare i sentimenti umani in tutte le sue declinazioni al passato e al futuribile non avrebbe certo gioito della decisione “aziendale”, che con altre di recente e corrente taglio la dicono lunga sul concetto di servizio pubblico. Albertazzi ha rappresentato l’esempio di chi ha la dignità di non negare la propria identità in termini d’idee e di scelte di vita. «Scelsi, volutamente, la causa persa, per il piacere dell’avventura» … «Per chi come me aveva il mito non tanto del Duce ma di Ettore Muti, ucciso dai badogliani, di Italo Balbo abbattuto nel cielo della Sirte, degli eroi della Folgore a Birel Gobi, la “parte legale”, l’Italia, era quella. E io ho combattuto per l’Italia». Lui era dunque un “Non volta gabbana”, un architetto imprestato all’arte scenica, interprete di se stesso sino all’ultimo, attraverso i mille personaggi cui ha dato l’anima. Lui è stato l’unico interprete italiano di William Shakespeare accettato e onorato dal mondo anglosassone, con il suo Amleto , nel 1964, secondo Zeffirelli , in replica all’Old Vic di Londra per ben due mesi . Lui aveva aperto i Giochi Olimpici Invernali di Torino nel 2006 con il Canto di Ulisse, da Dante Alighieri, lui aveva portato Borges in tango a Volterra e celebrato Gabriele Dannunzio al Vittoriale… Attore per avventura, autore e regista per scelta, filosofo di vita per natura, si riteneva più vicino al Casanova, che a Don Giovanni: lui le donne le ha amate e desiderate, venendo amato e desiderato, raggiungendo l’acme dei sentimenti ventenne con Bianca Toccafondi e concludendo il suo percorso con Pia de Tolomei, ultranovantenne in Maremma, dopo il sofferto grande amore di mezzo con Anna Proclemer. Giorgio Albertazzi ci ha lasciato con le sue memorie imperiali, quelle di Adriano, frutto della collaborazione con il suo e mio amico Maurizio Scaparro, con cui negli anni novanta riportò il grande Imperatore a Tibur, nella sua Villa delle memorabilia…
Ruggero Alcanterini