Stando alla forma, la firma congiunta di Barack Obama e di Xi Jinping in quel di Hangzhou , come premessa al G20, testimone il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon, sembrerebbe la conferma, a distanza di nove mesi da COP 21, a Parigi, che finalmente si voglia fare qualcosa per salvare il Pianeta Terra dalla catastrofe per mano umana. Certo che, alle firme di chi rappresenta il trentotto per cento delle emissioni serra, dovrebbero seguire comportamenti tali da segnare realmente una inversione di marcia, piuttosto che soltanto di tendenza, come è sembrato sinora, a quasi venti anni dallo storico Protocollo di Kyoto, quando Stati Uniti d’America e Repubblica Popolare Cinese si tennero fuori, avallando analoghi comportamenti da parte di Russia, India e Australia, mentre il Canada ne era uscito nel 2011, dopo aver aderito nel 2002. La cosa ridicola è che nel 1997, Paesi super inquinatori come India e Cina erano stati dispensati, perchè considerati “in via di sviluppo”, come altri del cosi detto “Terzo Mondo”, in cui i “Furbetti del Pianetino” si sono sbrigati a delocalizzare le proprie schifezze. Le notizie, che abbiamo, trattano della firma di quasi duecento nazioni, affinchè la crescente “febbre” di Gaia sia contenuta al di sotto del 2 per cento, rispetto al 6.6 di previsione entro la fine del XXI Secolo, ovvero della catastrofe annunciata, in cui non ci sarebbero sconti per nessuno. Ma tant’è, non si fa altro che parlare di cultura della prevenzione rispetto alle catastrofi naturali e della responsabilità degli uomini di provocarne una buona parte, ma in realtà, dobbiamo ammetterlo, prevalgono i sentimenti dell’egoismo e della cupidigia. Voglio dire di più, se è pur vero che l’effetto serra è direttamente responsabile di un possibile probabile effetto letale, non di meno andrebbero bloccati e non ridotti gli scarichi mefitici, comunque antropici, che avvelenano rapidamente l’acqua attraverso falde, sorgenti, fiumi, laghi, mari oceani, ormai destinatari di quanto di peggiore possano offrire le attività industriali, sotto forma di rifiuti comunque tossici, da quelli più elementari come gli oli a quelli peggiori, provenienti dalle centrali nucleari. La plastica, frutto alchemico perverso, arricchisce ulteriormente i produttori di petrolio e i suoi trasformatori, che non consentiranno a nessuno di usare carburante alternativo, se non dopo la fine delle risorse fossili, così come gli usurpatori del regno pluviale vegetale ed animale, depositario principale della biodiversità terrestre, d’accordo con chi fa dell’OGM e della chimica antiparassitaria e antivegetativa il business più cinico che si possa immaginare. Ecco perché io, pur di natura ottimista, ritengo di dover mettere un bel punto interrogativo rispetto alla presunta INVERSIONE DI MARCIA. Ecco perché mi permetto di dubitare della reale funzione di tanti organismi sovranazionali, di cui conosciamo soprattutto la munificenza delle prebende per chi li dirige. Ecco perché, forse, mentre la Terra di riscalda e trema dalla febbre, milioni di disperati ridotti in condizioni subumane hanno la necessità vitale di fuggire dalla propria casa che brucia, circondata dal delirio dei rifiuti tossici interrati e affondati, gift orribili delle “bad company”, che smaltiscono senza scrupoli proprio laddove territori e collettività sono più fragili. I segnali che cogliamo sono formidabili e irreversibili, ma ancora non basta, la nave affonda e l’orchestra continua a suonare alzando toni e volume, mentre noi balliamo, anche per il terremoto.
Ruggero Alcanterini