Quante volte ho sentito ripetere questa frase e quante volte ho dovuto riconoscere che i risultato sul campo era l’unico a poter stabilire chi fosse il migliore. Parlando di sport, un bel giorno, ho capito che non proprio tutto funzionava secondo logica e regole, ma che madre natura forniva anche alternative alchemiche ed algebriche per falsare risultati che lei stessa aveva predisposto. Ho vissuto esperienze non sempre facili, dove il consenso era condizionato, ma in qualche modo, alla fine, espresso nelle urne si rapportava in una logica proporzionale pura e, quindi, ognuno raccoglieva quel che aveva seminato e quel che gli toccava. Quando si parlava dei “resti” che finivano per dare un deputato o un consigliere in più a chi ne deteneva percentualmente il maggiore, già ci si rimaneva male, perché consapevoli del fatto che parte dei propri consensi erano finiti a beneficio di altri di segno contrario. Ora, questa idea che si debba garantire la governabilità a detrimento degli orientamenti reali dell’elettorato io non riesco a metabolizzarla, perché sento che quella maggioranza esagerata di rappresentanti che non rappresentano nessuno è di fatto un doping. Penso che molti si sentano demotivati dal “ballottaggio” che esclude tutti i candidati del primo turno, salvo due. Non parliamo poi del fatto che le candidature sono espressione diretta dei dominus dei partiti. Infine, penso a quanto prestigio in più avrebbe un Presidente della Repubblica eletto direttamente e liberamente dai cittadini… Qualcuno dirà, ma allora come si garantisce la governabilità: la democrazia del consenso reale ha il suo prezzo, ma vale la pena pagarlo. Gli eletti hanno responsabilità dirette di fronte ai propri elettori. Diversamente, l’alternativa è quella oligarchica dell’artefazione piramidale o per altri versi, quella ancora più “ristretta” della dittatura.
Ruggero Alcanterini