Francamente questa storia del Ponte di Messina mi sembra un torto a quei mitici mostri, che sono lì da millenni nello Stretto e che rispondono al nome di Scilla e di Cariddi. Loro sono sempre appostati dai tempi di Ulisse, nel tentativo di produrre gorghi e di ingurgitare uomini e cose. Tutto sommato qualche danno ancora riescono a farlo, ma soprattutto fanno discutere tra fautori e detrattori di un artificioso ricongiungimento tra l’Italico Stivale e quella misterica terra che risponde al nome di Sicilia, che senza quell’anello conserva ancora la sua autonomia fisica. Cosa dire nel merito sul Ponte? Stiamo giungendo in ritardo rispetto a turchi, cinesi, giapponesi, americani, portoghesi, danesi, che hanno già partorito opere ciclopiche del genere, affrontando anche rischi da sismicità estrema, come quelli che Scilla e Cariddi comunque ci riserverebbero. Credo che, volendo dare valore simbolico al passaggio procelloso in cui si trova la navicella del nostro Paese, potremmo trovare una risposta proprio nella riconsegna della bandiera tricolore da parte degli Azzurri di Rio al Presidente Sergio Mattarella: loro si sono fatti onore, ma in Italia c’è ancora chi si rifiuta di scendere in gara, di mettersi in gioco, di partecipare per poi magari salire sul podio. Questo è un paradosso che va ormai avanti da decenni e che deve essere affrontato. Oggi ci sarà anche una significativa conferenza alla Camera dei Deputati, promossa a sostegno dell’iniziativa “A Scuola di Fair Play”, organizzata da Vivere da Sportivi, in collaborazione con il CNIFP, il CONI e il mondo delle Benemerite: il principio di aiutare ad orientare la scuola a comunicare i valori etici dello sport è straordinariamente importante, ma è assolutamente inaccettabile che non esista un progetto di Governo, una attività educativa permanente e strutturata che sviluppi nei bambini e ragazzi il rispetto delle regole e lo stile di vita corretto. Per certi versi, Scilla e Cariddi assumono le sembianze della Scuola e della Famiglia, che producono perigliosi gorghi, attraverso i quali passano le deboli navicelle dell’associazionismo con a bordo ragazzi e volontari. Non mi sembra che questa possa essere la sola scelta da mantenere per il futuro. Ci pensino attentamente i Numi tutelari del nostro complicato futuro.
Ruggero Alcanterini