RIFLESSIONI DEL DIRETTORE: LO STADIO PERDUTO 8 Novembre 202216 Febbraio 2017 di Eco Tv Ho già scritto più volte del Flaminio. Adesso se ne riparla come di un ” incurabile ” e la diagnosi è di Renzo Piano. Scusatemi, ma oggi mi sento di dedicare a quello Stadio – che fu anche nei pensieri di De Coubertin nel tentativo di portare già nel 1908 il Giochi Olimpici moderni a Roma – una mia poesia. Sì, perché estrema ratio, mi sembra l’unico modo di rendere l’onore del sentimento ad un luogo che è stato la culla dello sport italiano, comunque impianto olimpico nel 1960, che per quello che ha rappresentato e dato non meritava un simile trattamento… Esce l’urlo a perdifiato Renzo Piano l’ha decretato Il Flaminio è condannato Con color che l’han creato La sua fine è davver certa Con la ruggine ovunque asperta spenta si è ogni energia Sugli spalti e pure in campo rottami e cardi a far fa spia Non più cori e battimani Stravociare di cristiani Ma passate moltitudini di umani assenti Occhiaie vuote e mute voci ottundenti Non più incrociar di lame e colpi di pallone Ritmar nell’acqua e schioccare del guantone More greco fu la forma Centosei le primavere a norma Prima il regno poi il fascio Con la Repubblica lo sfascio Nazionale e pur Fascista Del Torino grande nominale Da Piacentini a Nervi la nobiltà pur fece male Dentro il CONI grande vita Poi dal Campidoglio la mortal ferita Quando la palla divenne ovale Ricordasti la tua virtù mondiale Giusto con l’Italia e la Franza Venne con l’Inno Fair Play la tua sentenza Trentasei per mille furon testimoni Le Matite coloraron per sempre i tuoi gradoni Dopo sei anni di totale abbandono Della dinamite tornerà il tuono Come per l’Olimpico Velodromo Di cui abbiam inteso il prodomo Con Nobel si compirà il destino Poi tornerà il silenzio e sotto il Parioli mai più l’agonistico casino. Ruggero Alcanterini