Due giorni fa a Potenza i ragazzi delle “secondarie” hanno affollato l’auditorium del Seminario Minore per riflettere sulle opportunità che lo sport riserva, anche di fronte ad un bene assoluto, ma pressoché utopico come quello della pace, una sorta di prosecuzione diffusa sul territorio, di quello che era stato lo storico appuntamento in Vaticano con Papa Francesco, il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon e il Presidente del CIO, Thoma…s Bach, sul tema “Fede e Sport”, finalizzato agli obiettivi della riconciliazione, della integrazione, della inclusione, della pace appunto. La mia sensazione è che proprio da parte dei giovani ci sia una assoluta consapevolezza di quanto sia necessario riguadagnare terreno, ricostituire i margini di una possibile pacificazione culturale proprio per il tramite dello sport, quale condizione potenzialmente paritaria e unificante, universale. Al contempo, non si può ignorare lo scetticismo che nasce dalle palesi pretestuosità, dalle perverse strategie di chi le guerre le determina scientemente o le cerca per farne business, prima, durante e dopo, incaricandosi anche di “pelose” iniziative di charity, lucrose attività di assistenza e ricostruzione. Il riverbero di un malessere così diffuso, di una febbre così forte, di una pandemia ormai conclamata, che non risparmia nessuno dalle conseguenze, paradossalmente registra segnali, anche forti, sino a divenire leggende nella stessa storia dello sport e dell’umanità, di cui la nostra “Freccia del Sud”, ricordata ieri a Roma nel quarto Municipio – nella splendida ex Vaccheria Nardi, oggi Biblioteca – in una affollata presentazione del film di Emanuela Audisio, Mennea Segreto, sono parte essenziale. Ieri, lo stesso Pietro, immaginifico frazionista di una staffetta tra Tommie Smith e Usain Bolt, ci ha dato ancora una volta un risposta, spiegazione all’enigma di un piccolo bianco capace di tenere testa a due giganti neri, ovvero che lui, Pietro, non aveva mai pensato di essere emigrato dal sud, ma di esserci rimasto, al punto di ritenere di considerarsi “nero” dentro. Dunque, è comprensibile come la determinazione, la voglia di riscatto, la capacità di soffrire, di resistere al dolore siano le caratteristiche, le connotazioni essenziali di chi persegue con tenacia la vittoria e sopporta con dignità la sconfitta.
Ruggero Alcanterini