Lelio Lagorio ha avuto un ruolo importante nella storia italiana del Novecento. Fu Sindaco di Firenze, Presidente della Regione Toscana, Ministro della Difesa fautore di “Caserme Aperte”, ma soprattutto Ministro del Turismo e dello Spettacolo con Delega allo Sport, giurista e militante socialista, allievo di Piero Calamandrei. Lagorio ci ha lasciato in punta di piedi sabato scorso, a novantuno anni, lasciando un ottimo ricordo di se e una eredità, di cui il movimento sportivo potrebbe ancora avvalersi, quanto meno in termini di riflessione, per quello che sicuramente di buono c’era nel suo disegno di legge del 1984, relativo alla riforma dello sport in funzione della salute e qualità della vita, la pratica sportivo-motoria nella scuola e il potenziamento del patrimonio impiantistico. Io ero all’epoca vice presidente nazionale dell’AICS e membro della Presidenza FIDAL: collaborammo attivamente con lo staff del Ministro insieme con Primo Nebiolo, Ignazio Lojacono (Presidente del CUSI) De Carli (Responsabile Sport del PSI) Aldo Notario (Presidente del CSI) e naturalmente Gianni Usvardi, (Presidente dell’AICS). Il Progetto rappresentava una svolta reale e per questo venne osteggiato da chi rivendicava al solito “ lo sport agli sportivi”. La chiusura anticipata della Legislatura pose fine all’ennesimo tentativo di adeguare giuste risposte alla cresciuta e diversificata domanda di sport. Il 14 marzo del 1985, comunque io ero con Lagorio e gli altri per dare conto delle nostre buone intenzioni.
Ruggero Alcanterini