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RIFLESSIONI DEL DIRETTORE: LA VOLPE OLIMPICA

Da qualche giorno sono alle prese con una volpe, bellissima, che passeggia nel parco archeologico visibile dalla mia finestra: l’amministrazione ha deciso di evitare roghi, tagliando l’erba divenuta jungla e quindi la privacy del silvano animale è stata compromessa. Ironia a parte, la situazione del patrimonio verde romano, ovunque, appare disastrosa e pericolosa per incuria e mancanza di controlli. Ma, in questi giorni, gli ambientalisti si sono occupati invece, a sorpresa , di un tema come quello della eventuale seconda opportunità olimpica nella Capitale. Volpe o non volpe, quella olimpica è al momento soltanto una velleità, una possibile candidatura da confortare con la firma del nuovo Sindaco o Sindaca, Virginia Raggi, che dovrebbe raggiungere un secondo mandato per vivere da “primo cittadino” l’ipotetica esperienza, che nel 1960 fu incontestabilmente positiva. Diciamo però che molto dipende da come si affrontano le competizioni . L’atteggiamento può risultare determinante, come lo è stato per i calci di rigore tirati da Zaza e Pellè, che ieri si sono scusati. Forse ricordavano il celeberrimo “cucchiao” di Francesco Totti, sempre agli Europei che, dopo la battuta “Mo je faccio er Cucchiaio”, il 29 giugno 2000, nella semifinale Italia-Olanda, beffò van der Saar con un “tocco sotto”, uno “scavetto”, entrato nella storia, non soltanto del calcio. Inoltre, va detto, che non tutti i vestiti sono fatti della stessa stoffa e che se Zauli, Onesti, Andreotti e Rebecchini non fossero usciti da una buona manifattura, forse ancora oggi staremmo a piangere sul latte versato, come poteva accadere benissimo a Barcellona, piuttosto che ad Atene, dove i risultati sono stati di segno opposto. Infine, traballano le certezze dei risultati elettorali, quelli che escono dalle sezioni di scrutinio e così qualcuno ha rimesso in discussione le “presidenziali” austriache, come qualcun altro vorrebbe fare marcia indietro sulla Brexit. Diciamo che altri sostengono che ad un certo punto bisogna dare per buono un risultato purchè sia, purchè si governi, salvo premi di maggioranza, comunque da attribuire. Conclusione? Nel dubbio, dopo il referendum tra monarchia e repubblica, nel 1946, dopo il voto, le schede furono immediatamente bruciate, a scanso di equivoci e di controlli. Una soluzione italica, drastica, non scevra dai futuri inciuci e col dubbio di essere virtuali monarchici, piuttosto che finti repubblicani…

 

Ruggero Alcanterini

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