Questo titolo del 1729 riguarda un’opera che beneficia dei versi di Pietro Metastasio e la musica di Leonardo Vinci. Fastosa festa data in occasione della nascita del Delfino di Francia a palazzo Altemps, allora residenza del Cardinale Polignac, ambasciatore a Roma. Come tante altre realtà capitoline di straordinario prestigio, dopo aver ospitato eventi ed autori , compositori, artisti come gli stessi Mozart e Palestrina, opere d’arte antica di valore assoluto, il Palazzo, a due passi dallo Stadio di Domiziano, oggi Piazza Navona, avrebbe conosciuto tempi peggiori, sino a divenire negli anni settanta-ottanta luogo di depredazioni e di degrado. Tornato al suo antico splendore, ha recuperato il ruolo di custode del bello e del simbolico, ospitando opere marmoree uniche e suggestive, rianimando quella antica contesa che era nell’immaginario degli Arcadi, che vi si riunivano. A Palazzo Altemps (Riario, Soderini) hanno lavorato architetti come Leon Battista Alberti, Antonio da Sangallo, Baldassarre Peruzzi, Martino Longhi il Vecchio; artisti quali Melozzo da Forlì, Polidoro da Caravaggio… Ma perché, mi viene in mente quest’opera del Metastasio se non per la situazione che si è venuta a creare a Roma in questi giorni di “contesa olimpica”? Diciamo che a questo punto la soluzione ideale non può che essere il ricorso alla fantasia e dare una interpretazione allegorica del nostro vissuto, di ritrovarci per riflettere in un contesto dove i Numi sono ancora di casa e dove, da “convitati di pietra”, assistono loro malgrado alle nostre baruffe.
Ruggero Alcanterini