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Riflessioni del Direttore – Il caos

IL CAOS – Francamente è almeno un quarto di secolo che dubito della buona fede, se non della competenza, di tanti principali attori e coattori dello scenario nazionale, europeo e mondiale. Provate a riflettere con me, a pensare quale fosse la qualità della vita sino all’inizio degli anni novanta del secolo scorso e quello attuale. Pensiamo alla percezione della sicurezza, del livello economico, del lavoro, del tempo libero, della moralità. Quanti fecero strame delle nostre novecentesche certezze, facendo leva su dubbi solo in parte confortati dai fatti, si sono fatti carico di responsabilità, che oggi appaiono come assolutamente gravi. Sappiamo che la storia vera degli sconvolgimenti sociali globalizzati, attraverso la rivoluzione pilotata dei millenari equilibri religiosi, culturali, economici del mondo, verrà svelata ai nostri posteri, ma prima che tutto quello che di orribile sta accadendo divenga seria materia per i saggisti, noi contemporanei siamo e resteremo qui a pagarne il conto. Non ci prendiamo in giro, oggi anche il più isolato degli eremiti in cima ad una montagna teme per la propria integrità. L’ultimo degli attentati eclatanti, quello di Londra, non ha colpito soltanto le vittime dirette, ma ognuno, nell’intimo, degli abitanti di questo paziente Pianeta Terra. E allora? Allora che senso hanno le cerimonie di rito, ineluttabili come la Pasqua, il Ferragosto e il Natale? Che senso ha celebrare la firma dei Trattati di Roma in mezzo al caos patologico e da laboratorio che ci avviluppa? Che senso ha starsene assediati nel Campidoglio, mentre i barbari imperversano per Roma, mentre le mura dell’Europa vacillano, come quelle di Costantinopoli attaccata seicento anni fa da Maometto II, che mise fine all’Impero Romano d’Occidente, passando proprio per il mare, giusto come sta capitando adesso?

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