Lui si chiamava Guglielmo come Marconi, che della radio è stato l’inventore, ma di cognome faceva Moretti, un gran maestro del giornalismo e anche lui inventore, che del mezzo etereo ha saputo cosa farne. Se parliamo di sport, se abbiamo un modo diretto, un approccio facile e globalizzato con la disciplina più popolare, il calcio, dobbiamo molto proprio a lui, a Guglielmo Moretti, creatore di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”, ancora energico, lucidissimo, appena quarantacinque giorni fa, nel pieno del suo novantasettesimo anno. Quando nell’agosto del 1961 io feci il mio ingresso nella suo quartier generale in via del Babuino, come giovane collaboratore, lui era a capo della Redazione Sportiva del Giornale Radio: Guglielmo era trincerato in una stanza dove il fumo delle “Caporal” prevaleva sull’aria e sulla scrivania c’era un groviglio di telefoni, quelli con cui la domenica si collegava con gli stadi italiani per la serie A e B. Nicolò Carosio era ancora in pista, ma ormai nella storia, erede di Carlo Bergoglio “Carlin”, Vittorio Veltroni, che aveva chiamato Guglielmo in RAI, era volato via cinque anni prima. Enrico Ameri si riconosceva dalla voce e lui dal piglio e la determinazione con cui pilotava l’Ammiraglia da Roma, coordinando una flotta messa insieme tre anni prima con Serio Zavoli e Roberto Bortoluzzi: schivo dalle autocelebrazioni, personaggio poco pubblico, virava e andava in picchiata come quando era in guerra nel ruolo di pilota di caccia, tale e quale il buon Giorgio Oberweger. Io ho avuto il privilegio di conoscere il “fantastico” Guglielmo in un momento magico, presentato da Italio Gagliano. Era un periodo in cui lui era il Signor “Domenica Sport” e i suoi moschettieri erano Paolo Valenti, Sandro Ciotti, Nando Martellini, i Giubilo, Italo Moretti, Gilberto Evangelisti … Stetti con lui fino al 1969, quando la sorte mi consegno al vertice della Federatletica , mentre in redazione entrava Claudio Ferretti, figlio del mio idolo, Mario,”il più bravo di tutti” e amato compagno di viaggio di Moretti che, lasciata Domenica Sport nel 1976, avrebbe proseguito poi sino al 1984 a capo dei radio/telecronisti RAI. E poi ? Poi Guglielmo, nato nel 1920 quattro mesi dopo i trionfi di Ugo Frigerio e Nedo Nadi ad Anversa nei settimi Giochi Olimpici della storia, un uomo che aveva traguardato l’avvento di Mao Tse-tung, la Marcia su Roma di Mussolini, il giro di campo di Levratto nudo , dopo la vittoria in Coppa Italia , la tragica scomparsa per peritonite di Rodolfo Valentino, superato micidiali incidenti di guerra aerea, vissuto una splendida stagione post bellica nei bristrot di Parigi, mise meno di un “amen” per dire a Biagio Agnes “ Non sono d’accordo, me ne vado!”, giusto dopo i Giochi di Los Angeles, i ventitreesimi. E poi? Poi, Guglielmo Moretti, dopo aver lasciato un ottimo ricordo da Presidente dell’INPGI, aveva recuperato e intitolato il Circolo Romano dei Giornalisti Sportivi a Paolo Rosi, presiedendolo sino a quattro anni fa, festeggiando rimpatriate con Antonio Ghirelli, Loris Lolli, Umbertone Silvestri e i pionieri del rugby romano. Poi, aveva atteso a casa sua a Roma, al Flaminio, l’avvicinamento al Secolo e al decollo verso Borea. Ieri è giunto il momento, quasi come un traguardo ineluttabile, e lui lo ha affrontato onusto di risultati straordinari, ma soprattutto galvanizzato dal suo modo di essere, libero da pregiudizi e sentimenti negativi come la presunzione, l’ambizione , l’invidia , la gelosia, la disonestà intellettuale. Guglielmo, principe della parola, stupendo affabulatore di realtà trasformate con disincantata ironia in sogni, inesauribile miniera di aforismi e metafore, testimone consapevole della sua stessa storia, narrata “minuto per minuto”, ieri, nel lasciarci con un pirandelliano fiore sotto la lingua, ha saputo aggiungere anche il paradosso.