Faccio di proposito il verso a Giorgio Gaber con il suo Riccardo per ricordare che Umberto Veronesi se ne è andato nel modo più naturale, tanto da continuare ad essere presente con la sua eredità fatta di umanità e scienza, pietra angolare di un progetto morale, che vede al centro il cittadino paziente ed il medico missionario per scelta. Se le sue proposte scientifiche, fatte a Ginevra nel 1969, fossero state accettate subito senza i se e senza i ma, forse si sarebbero evitate le morti o lo strazio di tante donne, che sono state immolate al preconcetto di incurabilità e della secondaria se non nulla importanza dell’armonia corporea, rispetto alle cure chirurgiche, chimiche, radiologiche. La visione etica della vita, del privilegio di pensare e di creare, di innovare da parte dell’uomo e del suo dovere di difenderlo, impegnando i neuroni dal primo all’ultimo istante ha consentito all’Umberto di andare ben oltre la sua capacità fisica, di intervenire direttamente sulle vittime del cancro, ma di estendere la sua salvifica influenza a livello planetario con le sue ricerche e la sua tecnica innovativa. In particolare, di questo, gli possono essere grate le donne afflitte da tumore o ipoteticamente a rischio, per la visione che lui aveva e ci ha lasciato in eredità, come di un bene comune, fondamentale e irrinunciabile, formidabilmente simbolico, quando ad essere colpito è il seno, con il suo destino materno. Veronesi ha ricevuto molti riconoscimenti in vita ed anche dopo la sua scomparsa, con testimonianze significative di affetto da parte di una moltitudine fatta di pazienti e non. Credo però che molto altro debba e possa ancora arrivare, soprattutto con l’adozione della sua filosofia, dei suoi valori di uomo e di medico, di autentico promotore del fair play. Infine, un mio personale riconoscimento, un grazie, per aver confermato che soprattutto una linea comportamentale corretta, l’impegno mentale, il lavoro creativo, l’interesse e l’amore per il prossimo possono rappresentare una complessa ma fondamentale motivazione, essenziale per vivere bene, fino in fondo, la propria esperienza di vita.
Ruggero Alcanterini