Siamo arrivati alla ventiduesima edizione, ma siamo sempre di più su di un piano inclinato, da Parigi, quando ancora la eco dei massacri ancora aleggiava, alle suggestioni marocchine di Marrakech, seconda soltanto alla leggenda di celluloide, Casablanca per popolazione e inquinamento antropico. Pare che intorno al problema Terra, al suo letto di morte annunciata, nel Palazzo Reale, si agitino ben ventimila medici pensanti, ma pochi curanti. Di COP in COP arriveremo al deserto. Quello del Sahara, con la sua funzione di monito è appena ad un passo dalla Conferenza, esemplificativo soltanto per una parte e per un verso di ciò che verrà, quale orribile perversa eredità che stiamo lasciando alle future generazioni. Intanto a Roma non siamo risparmiati dal fermo auto, che in congiuntura con scioperi e degrado dei mezzi pubblici, buche e pattume, radici e rami pericolanti, voragini sull’asfalto, rende di gran lunga più sicuro il ritorno al cavallo di San Francesco. Ieri la luna in gran forma si è affacciata sulla Città Eterna, suggestiva ma stanca, stressata e le ha dato una mano per darle luce, quella che purtroppo vien meno nelle periferie e sul Raccordo Anulare, dove imperversano a man salva il ladri di rame. Se siamo ancora in tempo, diamoci una mossa, ognuno faccia qualcosa affinché di affermi la regola del rispetto delle regole. Diversamente, step by step, finiremo sotto la sabbia e il fango, mentre imperverseranno i diluvi e le trombe d’aria del giudizio…
Ruggero Alcanterini